MGMT: ‘Little Dark Age’ (Columbia, 2018)

Chi vi scrive non è che sia propriamente un fan sfegatato degli MGMT. OK, il primo album era molto bello, soprattutto aveva tre singoli da urlo che ancora oggi si ballano in tutti i dancefloor indie-rock (i pochi rimasti, perlomeno). La nostra rozza semplificazione è però che tutto quel successo ottenuto nel 2007 con ‘Oracular Spectacular‘ avesse dato un po’ alla testa a Andrew VanWyngarden e Ben Goldwasser, che nei due album successivi hanno voluto ‘complicare’ di molto la loro musica, forse ricercando una consacrazione da ‘band importante’ rivelatasi irraggiungibile per loro.

Dopo cinque anni dal pessimo omonimo terzo album, il duo newyorkese torna a fare quello che sa, ovvero delle gradevoli canzoncine. Si fa aiutare anche da Conan Mockasin e Ariel Pink e il risultato è una manciata di brani meno psichedelici ma più zuccherosi, e anche appiccicosi come solo lo zucchero sa essere. Questo sugar-pop downtempo è anche stilisticamente interessante. Non si diventerà mai loro fan, ma una pacca sulla spalla Andy e Ben se la meritano.

VOTO: 🙂



 

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