Genere: indie-folk | Uscita: 23 ottobre 2020
Il 23 febbraio 2020 i Big Thief si trovavano a Milano, in procinto di esibirsi per quella che sarebbe stata la seconda data italiana del loro tour europeo. Quel concerto, però, non ebbe mai luogo: le notizie dell’inizio della pandemia nel nostro paese li convinsero a cancellare lo show, e pochi giorni dopo interruppero l’intera tournée e tornarono in America. Adrianne Lenker si diresse direttamente a Westhampton, un paesino di 1600 abitanti nel Massachusetts occidentale, dove la sorella Zoë risiede da tempo. Per starle vicino, prese in affitto il bungalow adiacente la sua abitazione, una piccola baita di legno a una stanza, senza una vera e propria cucina e provvista solamente di un bagno chimico. Era dal 2014 che continuava ininterrottamente a pubblicare dischi e andare in tour: la foresta di conifere che circonda la zona era il luogo ideale per un meritato riposo, lontano dal fragore della sua New York e dall’esplosione del contagio negli Stati Uniti.
Come se non bastasse, Adrianne aveva appena interrotto una relazione importante: insomma, non era proprio nel momento ideale per concepire nuove canzoni. La chitarra, però, se l’era portata con sé, anche perché nel bungalow a stento arrivava l’elettricità. Cominciò a suonarla per ingannare il tempo, scoprendo che quella casetta di legno aveva un’acustica particolare, unica: “Mi sono sentita abbastanza al sicuro per attivare la mia modalità creativa, ininterrottamente, come non facevo da anni, come quando ero piccola: io e la mia chitarra, da sola, in una stanza“, racconta la Lenker in questa intervista a GQ. “Mi sono detta: sarebbe bellissimo registrare il suono di questa stanza (…), mi sentivo come se fossi dentro la mia chitarra, avvertivo ogni singolo riverbero di tutto quel legno intorno a me“. Fu così che ad Adrianne tornò la voglia di comporre, tanto che decise di convocare in loco un suo amico, l’ingegnere del suono Phil Weinrobe, chiedendogli se gli andasse di ritrovarsi a registrare musica lontano dalla civiltà, circondato unicamente di alberi. Documentarono tutte le giornate passate a suonare senza sosta, utilizzando un 8 tracce analogico su cui incisero persino il fruscio degli aghi di pino, il verso degli insetti, il campanello appeso alla porta dell’abitazione, il rumore del vento e della pioggia, lo scoppiettio del fuoco della stufa a legna. E ovviamente, la voce e la chitarra acustica della frontwoman dei Big Thief.
Ascoltare ‘Songs‘ la sera, magari nelle cuffie, con la luce soffusa, è la migliore ambientazione possibile per queste 11 canzoni di sorprendente vitalità e umanità, ancora più personali di quelle degli album della sua band principale o del precedente ‘Abysskyss‘ (2018). “I just want a place with you, I just want a place / As the coastline is shaped by the wind / As we make love in your only skin” (da ‘Dragon Love‘) è un’esempio dell’estremo candore di questi testi. È però il suono di questo disco a conferirgli ancor più unicità, ci si può realmente teletrasportare in quella baita silenziosa, udendo persino i più piccoli spostamenti d’aria. La tonalità delle voce di Adrianne, poi, è ancora una volta inedita, come se fosse in grado di proporne una diversa in ogni LP. In ‘Anything‘, ‘Forwards Beckon Rebound‘, ‘Zombie Girl‘ e ‘Dragon Eyes‘ vi si riesce nitidamente a percepire la cupa amarezza, ma anche la stoica tenacia nel superamento di un trauma. È quello che ha sempre distinto la Lenker dalle altre cantautrici contemporanee: la capacità di trasmettere un vasto caleidoscopio di sensazioni e sentimenti nella breve durata di una canzone. Peraltro, in questo caso, con una strumentazione ridotta all’osso. Un’eccezionalità difficilmente descrivibile a parole, ma pienamente comprensibile con l’ascolto di un disco che è un altro modello di genere assolutamente esemplare.