Genere: indie-rock | Uscita: 10 dicembre 2021
C’è da dare atto a Kevin Whelan di aver saputo aspettare. 10 anni più o meno, ovvero da quando i Wrens si erano temporaneamente ricostituiti per un tour, intenti anche a esplorare le possibilità di un disco nuovo. Per chi non li conoscesse, si erano formati nel 1989, sfornando tre album in 14 anni di cui l’ultimo, ‘The Meadowlands‘, nel 2003. Band di non amplissimo successo commerciale ma in grado di generare un devotissimo seguito, che è ancora oggi in attesa del successore di quello che è generalmente ritenuto il loro LP migliore, nonché un capolavoro di genere. ‘Colpa’ del principale songwriter del quartetto, quel Charles Bissell che ha voluto rinviare a tempo indeterminato una pubblicazione che sarebbe dovuta avvenire al più tardi nel 2019. È stato allora che Kevin, bassista e ‘secondo’ cantautore della band, si è stufato di attendere, dando sostanza a quanto aveva scritto nei precedenti tre lustri. I rapporti personali col suo vecchio amico, a quel punto, non sono certo migliorati, ma il legame con l’altro chitarrista, il fratello maggiore Greg Whelan, e con il batterista Jerry MacDonald è invece rimasto solido, e difatti entrambi suonano negli Aeon Station, il suo nuovo progetto musicale e a pieno titolo il discendente di tale ingombrante eredità.
Ci sono infatti 3/4 dei Wrens a prestare la propria opera a ‘Observatory‘, oltre a diverse canzoni che avrebbero potuto apparire in quel famigerato quarto album, che a questo punto è molto difficile possa uscire così come inizialmente era stato pensato. Nessun rammarico però, perché queste 10 tracce sono un degnissimo seguito, persino sorprendente se si pensa che il 50% creativo del gruppo ha marcato visita. Nel lungo periodo di attesa – oltre 18 lunghi anni da ‘The Meadowlands‘ – al musicista del New Jersey sono successe parecchie cose, prima tra tutte la nascita di un figlio che si è scoperto essere autistico: è lui l'”Osservatorio” del titolo: “Anche se non parla molto e non guarda nessuno dritto negli occhi, si può vedere come osservi tutto ciò che lo circonda“. C’è un continuo confronto con un destino avverso che non fa perdere la speranza all’autore di queste canzoni, sempre pronte a scorgere la luce in fondo al tunnel, e anche per questo davvero emozionanti.
I possibili difetti di ‘Observatory‘, ovvero la sua mancata coesione e una scarsa attualità dovute a una così ampia tempistica compositiva, si rivelano in realtà i suoi migliori pregi: sono tutti brani senza tempo quelli in tracklist, certamente molto legati alla tradizione alternative americana e alla vecchia band del loro autore, lavorati così a lungo da aver raggiunto una perfezione di genere pressoché assoluta. Ci si può sentire un po’ di Arcade Fire, Built To Spill e Death Cab For Cutie, band esse stesse influenzate dai primi dischi dei Wrens. L’epica emo-tiva di pezzi quali ‘Fade‘, ‘Queens‘, ‘Air‘ e ‘Better Love‘ non è certo la sperimentazione più azzardata dell’anno, ma altrettanto indubbiamente rappresenta una scrittura tra le migliori rese pubbliche nel 2021. Al tempo stesso, episodi meno stratificati e prevalentemente acustici come ‘Leaves‘, ‘Move‘ ed ‘Empty Rooms‘ mostrano la stessa toccante comunicativa. Insomma, attendere così tanto tempo, sia per Kevin che per chi gli dedicherà un ascolto, ha pagato, e anche parecchio. Le vette di ‘The Meadowlands‘ non sono poi così distanti.