Amusement Parks On Fire: ‘An Archaea’ (EGB, 2021)

Genere: shoegaze | Uscita: 25 giugno 2021

Si sono fatti attendere un po’, gli Amusement Parks On Fire. Più di dieci anni se si considerano le pubblicazioni in formato long-playing, dopo che la carriera della band di Nottingham deflagrò alquanto precoce: ‘Amusement Parks On Fire‘, debutto omonimo del 2004, era stato scritto e suonato interamente dal leader Michael Feerick quando ancora era poco più che adolescente. Scoperto da Geoff Barrow dei Portishead, che pubblicò quel disco per la sua etichetta, attirò su di sé grande attenzione, anche per la grande predisposizione mediatica di allora ai dischi suonati con le chitarre. “Hedonistic teenage genius“, lo definì l’NME che all’epoca usciva ancora in edizione cartacea (e poteva vantare ben altra credibilità). Fu in effetti così, anche se limitatamente agli amanti delle distorsioni, il quintetto di Nottingham venne annoverato tra “quelli bravi” fino a una sostanziale dissolvenza nel corso di tutti gli anni ’10.

Dopo un lungo letargo che fece anche pensare allo scioglimento, dal 2017 in poi alcune uscite (tra cui il mini-album dell’anno scorso, ‘Thankyou Violin Radiopunk‘) ne sancirono l’effettivo ricongiungimento. E’ il ritorno alla lunga distanza di questi giorni, però, che sembra concretamente riportare indietro le lancette, non solo per l’estrema fedeltà al genere di riferimento, ma anche per l’immutata efficacia delle composizioni della band inglese: estrema la morbidezza delle linee melodiche, contrastata però da un muro sonoro importante, che spesso copre quasi completamente la voce di Feerick. Oltre ai classici riferimenti storici indigeni (My Bloody Valentine, Jesus And Mary Chain, Slowdive, Ride) c’è anche qualcosa di trans-continentale nella musica di Micheal e soci, non meno chiassoso ma geo-localizzabile dalle parti di Seattle (‘No Fission‘, ‘Aught Can Wait‘).

Gli Amusement Parks On Fire del 2021 devono purtroppo scontare un periodo storico meno affine al loro suono, ma ‘An Archaea‘ è un disco a suo modo esemplare, che sebbene legato a doppia mandata al termine “shoegaze” mostra anche interessanti variazioni sul tema. I riffoni in loop di ‘Breakers‘, ad esempio, la durezza del singolo ‘Boom Vang‘ o la delicatezza del brano più pop che (probabilmente) hanno mai pubblicato, la title-trackAn Archaea‘. Se a ciò si aggiungono le tracce più prevedibili (ma altrettanto ottimamente confezionate) come ‘Old Salt‘ o ‘Atomised‘, viene spontaneo considerare il quarto album dell’ormai lunga carriera del quintetto come un ritorno quanto mai gradito, in modo particolare da coloro che amano immergersi nel rumore.

VOTO: 🙂



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