Anna Calvi: ‘Hunter’ (Domino, 2018)

Genere: art-rock | Uscita: 31 agosto 2018

E’ circa un anno che Anna Calvi posta sui social network il proprio entusiasmo per le sue nuove canzoni: “Questo disco significa il mondo per me, spero possa darvi qualcosa“, ha scritto pochi giorni fa su Facebook. Questo probabilmente perché è in un certo modo un disco di svolta, ‘Hunter‘, e non soltanto per il cambio della tinta, dal biondo al nero corvino. Anna si è recentemente trasferita in Francia, a Strasburgo, a causa di una nuova relazione che ha messo fine alla precedente, durata da ben otto anni. Come ogni neo-innamorato, la cantautrice inglese sente dentro sé un concentrato di vitalità, emozioni, ardore.

Questo suo terzo LP è dunque ancora più vigoroso, comunicativo, sontuoso rispetto ai precedenti, e non era certo cosa semplice. Il nuovo status sentimentale ha portato una maggiore consapevolezza della propria sessualità, e di conseguenza una personale riconsiderazione di quello che può essere lo stereotipo del sesso debole. ‘Hunter‘, nello specifico, è donna cacciatrice, che vuole sovvertire i luoghi comuni, e ‘As A Man‘, ‘Hunter‘, ‘Don’t Beat A Girl Out Of My Boy‘, ‘Alpha‘, sono titoli eloquenti. La svolta della Calvi è proprio questa estrema urgenza di rivendicare il proprio essere e la propria omosessualità.

E’ noto a tutti quanto Anna sia brava con la chitarra, quanto sia potente la sua voce, quanto sia coinvolgente la sua interpretazione. ‘Hunter‘ accentua ancora di più questi aspetti proprio per l’estrema personalizzazione che la Calvi fa della sua musica, che continua ad avere una grande varietà di riferimenti, dal rock al femminile discepolo di Patti Smith alla tradizione cantautorale francese, dalla cupezza espressiva di Nick Cave (non a caso alcune parti di basso sono suonate da Martyn Casey dei Bad Seeds) alla rigogliosità compositiva di Jeff Buckley. Unico limite di questo disco, paradossalmente, è proprio la bravura della sua ideatrice, che a volte si specchia un po’ troppo nei propri talenti risultando leggermente pesante e ridondante (come nell’interminabile ‘Swimming Pool‘). Per questo ‘Hunter‘, che è opera assolutamente al di sopra della media, non riesce a raggiungere le vette dell’ancora inarrivabile esordio, sebbene non vi vada poi così lontano.

VOTO: 🙂



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