Babeheaven: ‘Home For Now’ (AWAL, 2020)

Genere: trip-pop | Uscita: 20 novembre 2020

Fu in occasione di una partita di calcio dei rispettivi padri che Nancy Andersen e Jamie Travis si incontrarono per la prima volta. Avevano entrambi appena 13 anni e nessun progetto artistico in programma, ma legarono subito, tanto da non perdersi mai di vista e divenire, in seguito, migliori amici e colleghi. La vita di entrambi era stata, d’altra parte, fortemente condizionata dalla musica: il padre di Jamie si chiama Geoff Travis ed è colui che ha fondato la Rough Trade, quello di Nancy, Toby, negli anni ’80 faceva parte dei Funkapolitan e ora scrive musiche per i programmi TV. Di Nancy e Jamie in quanto Babeheaven si parla sin dal 2016, quando pubblicarono i primi singoli, fatti uscire a cadenza regolare nei 4 anni successivi con sempre maggior seguito. Ci è voluto il lockdown, però, per permettergli di terminare il loro album di debutto, ‘Home For Now‘, per il quale i due se la sono decisamente presa comoda: “Ma non sarebbe mai potuto uscire prima di adesso“, assicura lui.

Evidentemente ai Babeheaven serviva tempo per perfezionare un suono che ha profonde radici nel trip-hop dei primi anni ’90 (prima di ogni altra cosa viene in mente ‘Protection‘ dei Massive Attack), declinati in una versione molto più melodica e orecchiabile, come fecero a suo tempo band come Sneaker Pimps, Lamb o i primi Morcheeba. La delicatezza del loro suono ricorda quella di altri duo come Air e Zero 7, entrambi esplicitamente citati dalla Andersen tra le proprie band preferite. I vocals fanno intendere anche frequenti ascolti del soul/R&B contemporaneo meno cacofonico, ma nelle melodie dei due ragazzi londinesi si può ravvisare anche la marcata influenza del dream-pop più etereo, alla Cocteau Twins per intenderci. “Facciamo musica ‘post-rave’, quella che metti nel viaggio di ritorno da una festa, o alle 6 del mattino quando sei stato sveglio tutta la notte e ti senti un po’ provato. È dolce ma pesante!“, spiega la cantante e co-songwriter in questa intervista.

Tutto ciò è ottimamente perseguito in questo disco, un modello di genere, a suo modo anche un po’ vintage, ma perfettamente curato in ogni suo aspetto. La produzione di Travis, che non ha ceduto al fascino della modernità del digitale, è impeccabile per creare quell’atmosfera rassicurante e intima che una volta si sarebbe definita “chil out” e che, in particolare in un novembre come quello del 2020, funziona come una coperta calda in cui raggomitolarsi. ‘November‘, per l’appunto, è l’opener perfetto per anticipare il resto del disco, che pecca di varietà ma non sbaglia un passaggio dal punto di vista sia formale che sostanziale, con menzione particolare per ‘Human Nature‘, ‘Cassette Beat‘, ‘Craziest Things‘ e ‘Jalisco‘. I due Babeheaven, lo si può ben dire, le canzoni le sanno scrivere e, singolarmente, Jamie sa come lavorarle e Nancy come interpretarle. La loro è una somma che supera il valore dei semplici addendi, così ampiamente da rendere questo esordio, anche se limitatamente al genere di riferimento, di assoluto livello.

VOTO: 🙂



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