Been Stellar: ‘Scream from New York, NY’

🎵 Noise-rock | 🏷 Dirty Hit | 🗓 21 giugno 2024

Sam Slocum (voce), Skyler Knapp (chitarra), Nando Dale (chitarra), Nico Brunstein (basso), Laila Wayans (batteria) sono cinque ragazzi, oggi poco più che ventenni, ritrovatisi qualche anno fa a New York per studiare. Vivere nella Grande Mela doveva anche soddisfare i loro appetiti musicali, sia in qualità di fruitori che di musicisti. Come accaduto nelle grandi città di tutto il mondo in tempi più o meno recenti, anche la scena indie newyorkese aveva però subito un drastico calo di interesse, fin quasi a scomparire. Non dandosi per vinti, i Been Stellar hanno cominciato a suonare dove gli capitava, e ciò è bastato ad attirare le attenzioni di un paio di etichette – ironia della sorte – inglesi. La So Young ad agosto 2022 ha pubblicato il loro primo EP, la Dirty Hit li ha ingaggiati per questo esordio sulla lunga distanza.

È stato Dan Carey, il miglior produttore possibile per affibbiare l’etichetta di “next big thing” a una band emergente, a produrre ‘Scream From New York, NY‘, album che sin dal titolo intende fotografare istantanee della loro vita metropolitana. Sonic Youth e Interpol sono le due band citate nella press-release del disco, che in effetti si rivelano parte delle influenze dei dieci brani che ne compongono la scaletta. In realtà, i pezzi dei Been Stellar citano qua e là un po’ tutto l’alternative-rock più rilevante degli ultimi 30 anni, spingendo sulle distorsioni di chitarra così tanto da far gravitare il quintetto più in orbita noise (‘Passing Judgement‘, ‘Can’t Look Away‘) che in quella del perennemente menzionato post-punk. Anche le linee melodiche delle parti cantate sembrano giungere dal grunge (‘Pumpkin‘, ‘Sweet‘) più che dai discendenti dei Joy Division, con qualche digressione in territorio Radiohead (‘Takedown‘).

Ed è proprio la componente derivativa della loro musica il grosso limite dell’album d’esordio dei Been Stellar. È infatti arduo identificare uno stile musicale caratterizzante in questo lavoro, che a livello di energia e catchyness fa pienamente il suo dovere, ma che temiamo, entro fine anno, si perderà sullo sfondo delle tante uscite altrettanto gradevoli. Non aiuta di certo trovarsi nel roster da un’etichetta spersonalizzante come la Dirty Hit, tuttavia la band americana appare ancora acerba di suo. Dunque, almeno per il momento e al meno per quanto ci riguarda, dall’etichetta di “next big thing” ci pare corretto rimuovere l’aggettivo “big”.

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