Genere: indie-folk | Uscita: 24 gennaio 2019
Fu una promoter amica comune a fare incontrare Conor Oberst e Phoebe Bridgers. Era il 2016: Phoebe, che ancora non aveva pubblicato nessun disco, era stata scelta tra gli opener di uno show segreto dello stesso Oberst al Bootleg Theater di Los Angeles. L’amica comune aveva detto a Conor che quella giovane ragazza era da poco diventata la sua nuova cantautrice preferita, che era poi il motivo per cui l’aveva chiamata ad aprire il suo concerto. Così, quella sera Conor arrivò presto, era rimasto incuriosito da quelle parole e voleva vedere con i propri occhi l’esibizione della Bridgers. Ne rimase estasiato, soprattutto dalla sua voce, e le chiese immediatamente di inviargli i suoi demo. I due cominciarono a frequentarsi spesso, musicalmente parlando, lui aiutò lei con un featuring nel suo LP di debutto (‘Stranger In The Alps‘, 2017), lei lo seguì in tour; iniziarono quindi a scrivere qualche canzone insieme, fino a che le canzoni non divennero abbastanza per un album.
‘Better Oblivion Community Center‘, titolo che si riferisce al concept dell’opera (un immaginario centro benessere che è anche metafora di relazioni tra esseri umani) è un vero e proprio disco di duetti, in cui Conor e Phoebe hanno interagito ad ogni livello, dalla scrittura alla produzione fino, ovviamente, all’esecuzione. Proprio la complementarietà delle due voci, quella così candida della Bridgers e quella così ruvida di Oberst, è una delle carte vincenti (ma non l’unica) di un lavoro che non sembra voler essere una collaborazione occasionale o mirata unicamente a sommare fan, ma si pone come il frutto dell’unione di due artisti che hanno voluto fortemente realizzare un disco insieme, accomunati da un’analoga visione della musica e probabilmente anche della vita. Sin da quando si sono trovati in una stanza a scrivere in comunione queste canzoni, hanno pensato a un suono che coinvolgesse un’intera band, al nome della band, a chi avrebbe fatto parte della band, come l’amico di lunga data di Conor, il chitarrista degli Yeah Yeah Yeahs Nick Zinner, o la batterista di Jack White, Carla Azar.
‘Better Oblivion Community Center‘ è dunque preminentemente un incrocio di talenti, che hanno idee precise su come scrivere canzoni e su come farle suonare. I ritornelli di ‘Sleepwalkin’‘ e di ‘Dylan Thomas‘, ad esempio, toccano vette melodiche altissime, l’indietronica di ‘Exception To The Rule‘ potrebbe reclamare un posticino nel repertorio dei Postal Service. Ma l’aspetto più interessante da osservare è come Phoebe e Conor riescano a migliorarsi vicendevolmente: la brighteyesiana ‘Service Road‘ guadagna come una nuova dimensione all’ingresso controcanti della Bridgers, e lo stesso accade, a parti invertite, nell’intima cantilena di ‘Chesapeake‘. Insomma, ‘Better Oblivion Community Center‘ è l’esemplificazione di teamwork virtuoso, un’intesa così affiatata da far rendere al meglio entrambi gli interpreti, che rende questo disco uno dei primi grandi album folk (e non solo folk) dell’anno.