Big Thief: ‘Two Hands’ (4AD, 2019)

Genere: alt-folk | Uscita: 11 ottobre 2019

Due album in un anno solare non sono impegno da poco, soprattutto se pubblicati a distanza di soli cinque mesi. Per i Big Thief, però, fertilità e velocità compositiva sono quasi routine, dal momento che, se si considera anche il disco solista di Adrianne Lenker dello scorso anno, dal 2016 fanno uscire almeno un LP ogni 365 giorni. Per il 2019 il ritmo è aumentato, scelta programmata subito dopo il termine dei lavori al precedente ‘U.F.O.F.‘, quando dai boschi dello stato di Washington il quartetto si è trasferito nel deserto del Texas, nelle zone care a ‘Breaking Bad‘ vicino El Paso.

Il gemello celeste” è la definizione che il gruppo newyorkese ha dato a ‘U.F.O.F.‘, spoglio ed etereo, anche nel timbro di Adrienne, come quasi nulla pubblicato dai Big Thief come band. ‘Two Hands‘ è invece il “gemello terrestre“, e la temperatura pressoché costante di 40 gradi all’ombra ha di certo aiutato a focalizzare le differenze tematiche e stilistiche con l’uscita antecedente. E’ decisamente più caldo ‘Two Hands‘, e non solo per il clima: strumentazione più ampia, ricomparsa della chitarra elettrica con un ruolo di co-protagonista (insieme alla sempre presentissima acustica), registrazione in presa diretta: se proprio dobbiamo scegliere tra i due fratellini, sono questi tutti aspetti che ci portano a preferirlo.

Two Hands‘ contiene due capolavori, che sono anche i primi due singoli estratti, ‘Forgotten Eyes‘ e ‘Not‘, quest’ultima in particolare di livello assoluto. Se la prima può essere assimilata a quello altissimo del canzoniere del quartetto, la seconda eccelle al cospetto di tutto e tutti, per il trasporto con il quale è interpretata, per il testo (in cui ogni verso è preceduto dall’avverbio “not” o “nor“), per il crescendo emotivo con cui è costruita, e per la carichissima coda elettrica conclusiva, che fa sembrare i sei minuti di durata persino pochi. Più in generale, ‘Two Hands‘ è il miglior album in assoluto dei Big Thief, la consacrazione definitiva per una band che si è costruita un seguito senza hype o spintarelle comunicative, ma mattoncino per mattoncino, facendo parlare quasi esclusivamente la propria intensissima musica. In questo disco ce ne sono parecchi altri di brani che non hanno bisogno di altro che di essere suonati, come ‘The Toy‘, ‘Two Hands‘, ‘Shoulders‘, ‘Replaced‘ e ‘Cut My Hair‘. “‘Two Hands’ ha le canzoni di cui sono più orgogliosa; mi posso immaginare mentre le canto quando sarò vecchia“, dice Adrianne Lenker, e non c’è proprio molto altro da aggiungere a un’immagine al contempo così tenera e fiera.

VOTO: 😀



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