Big Thief: ‘U.F.O.F.’ (4AD, 2019)

Genere: indie-folk | Uscita: 3 maggio 2019

La continua evoluzione di Adrianne Lenker e dei suoi Big Thief era aspetto già noto, persino evidente mettendo a confronto i primi due album della band newyorkese. Del resto, chiamare il proprio esordio ‘Masterpiece‘ (2016) fu un’immediata attestazione di coraggio e di grande consapevolezza delle proprie qualità. L’alt-rock rumoroso di quel disco nascondeva magnifiche canzoni, replicate in qualità e profondità anche del folk-rock del sophomore, ‘Capacity‘, del 2017. E’ pero l’LP solista di Adrianne, ‘Abysskiss‘, uscito lo scorso ottobre, ad aver aperto la strada a quello che è il suo quarto lavoro in quattro anni. Oltre alle idee, dunque, c’è anche grande continuità nell’ispirazione.

U.F.O.F.‘. acronimo che racchiude la sigla “unidentified flying object” ma anche la parola “friend“, è una prosecuzione evoluta dei temi dei primi due dischi, spesso legati a vicissitudini e rapporti personali anche fisicamente violenti ed emotivamente dolorosi. “Farsi degli amici nell’ignoto, le mie canzoni parlano di questo (…) Se la natura della vita è il mutamento e la precarietà, preferirei essere scomodamente vigile in tale verità piuttosto che persa nella sua negazione“, dice la Lenker nella press-release, alzando di molto l’asticella del suo concept. Il suo discorrere non riguarda più il mero comportamento umano, ma le forze oscure che lo mettono in atto, come se in esse vi fosse una sorta di  interferenza aliena.

E’ dunque tutto connesso a questa personalissimo incontro ravvicinato del terzo tipo il contenuto di ‘U.F.O.F.‘, anche a livello musicale. E’ questo il motivo per cui i brani sono, come direbbero dalle parti di Adrianne, ancor più “stripped-down” rispetto a ‘Capacity‘, e il nuovo album dei Big Thief è quasi esclusivamente acustico. E’ proprio il perenne stato di sinistra quiete dato dalla strumentazione e dalla partecipatissima e versatile interpretazione della cantautrice di Brooklyn a rendere perfettamente l’atmosfera in cui la Lenker ci vuole fare immergere, coinvolgendoci nei suoi dilemmi esistenziali e nella sua visione del trascendente. E’ spesso difficile starle dietro, bisogna insistere nell’ascolto di questo disco per riuscire a esserne completamente coinvolti, ma ci sono due o tre chiavi di volta, due o tre capolavori, che facilitano l’ingresso nel suo mondo: si tratta del dolce-amaro prog-folk di ‘Strange‘, dello struggente slowcore della conclusiva ‘Magic Dealer‘, ma soprattutto nell’onirica title-trackUFOF‘, lampante esemplificazione di talento, creatività  e trasporto, caratteristiche da sempre presenti nei Big Thief e che li rendono una band di livello superiore.

VOTO: 😀



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