Bill Ryder-Jones: ‘Yawn’ (Domino, 2018)

Genere: slowcore | Uscita: 2 novembre 2018

Sono ormai 10 anni che Bill Ryder-Jones è uscito dal gruppo. Aveva evidentemente qualcos’altro da dire, un’ambizione che i Coral non potevano o non volevano soddisfare. Si intuì subito dopo la separazione dalla band che aveva contribuito a fondare, con quel disco strumentale del 2011, ‘If…‘, che si proponeva come immaginaria colonna sonora di ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore‘ di Italo Calvino. Le sue passioni per musica classica e letteratura erano probabilmente incompatibili con una rock-band di successo, così come il problema degli attacchi di panico provocati dall’esibirsi di fronte ad audience così vaste.

Bill è però un musicista nato e cresciuto con la chitarra, e ben presto la sua vena cantautorale si ripresentò, non facendogli più bastare l’architettura delle orchestrazioni del suo LP di debutto e i contribuiti sonori forniti ad alcuni film indipendenti. Tornò a scrivere canzoni, in cui poté esplicitare la sua grande ammirazione per uno dei suoi idoli, Bill Callahan degli Smog, ma anche per l’alt-pop gallese di metà anni ’90, quello di Gorky’s Zygotic Mynci e Super Furry Animals, e per la tradizione indie-rock americana. I suoi primi due album cantati, ‘A Bad Wind Blows in My Heart‘ del 2013 e ‘West Kirby County Primary‘ del 2015, mostravano evidenti tali influenze (più folk il primo, più rock il secondo), che sono ricalibrate in maniera ancora più coesa in questo nuovo lavoro, ‘Yawn‘, certamente il suo più personale anche a livello stilistico.

Ciò che rende rilevante il quarto LP della carriera solista di Ryder-Jones è proprio la costruzione di un suono che si fa protagonista in ciascuna delle 10 tracce del disco. E’ uno slowcore costantemente malinconico e nebbioso, che dilata la propria cupezza con strati di chitarre che piano piano prendono il sopravvento, organizzandosi spesso in suggestive code elettriche (‘There Is Something On Your Mind‘, ‘Mither‘, ‘There Are Worse Thing I Could Do‘, ‘Happy Song‘). Per questo i brani di Bill superano spesso e volentieri i 5 minuti di durata, ma non si rendono prolissi perché il cantautore del Merseyside riesce a coinvolgere continuativamente l’ascoltatore nella trasposizione dei propri stati d’animo (‘And Then There’s You‘, ‘Don’t Be Scared, I Love You‘). “But there’s a fortune to be had from telling people you’re sad“: ciò che dice nell’opener ‘There Is Something On Your Mind‘ è efficace riassunto di un’estetica (ma anche di un’etica) della tristezza, di cui un disco come ‘Yawn‘ è significativo ed espressivo testimone.

VOTO: 🙂



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