Black Midi: ‘Cavalcade’ (Rough Trade, 2021)

Genere: experimental-rock | Uscita: 28 maggio 2021

Sebbene, da quando si sono incontrati frequentando una scuola d’arte a Londra, i Black Midi abbiano sostanzialmente vissuto in simbiosi, la gestazione del loro secondo album li ha forzatamente tenuti lontani. Un po’ per lo scoppio della pandemia, un po’ per i problemi di salute del chitarrista Matt Kwasniewski-Kelvin, che si è preso una pausa indefinita dalla band che ha contribuito a fondare. Tuttavia, come sostiene Geordie Greep (colui che più si avvicina al concetto di frontman all’interno del quartetto londinese), ha in parte pesato anche una scelta prettamente artistica: “La gente è sembrata apprezzare molto l’album di debutto, ma dopo un po’ ci siamo tutti annoiati… Quindi, è stato come: questa volta facciamo qualcosa che sia veramente buono“. Diretta conseguenza della volontà di un cambio di approccio è stata la scelta di non affidarsi esclusivamente all’improvvisazione in studio: “È facile lasciarsi avvolgere dal mito dell’intervento divino, che se una canzone non accade naturalmente nella stanza senza essere guidata da qualche entità in particolare, allora non è pura… È una cosa un po’ pericolosa perché finisci per non provare mai niente di diverso.

Peraltro, chi è riuscito a capire qualcosa dei Black Midi avrà afferrato quanto per loro sia importante lo smarcamento dalle attese del pubblico. Non solo ogni loro brano non termina mai come è iniziato, ma non procede neanche come sembrava dovesse fare. ‘Schlagenheim‘, l’acclamato debutto di due anni fa, è un imprevisto continuo, probabilmente anche per la stessa band che lo ha realizzato. ‘Cavalcade‘ (si chiama così perché si immagina una serie di personaggi che, dopo aver raccontato la propria storia, si dileguano a cavallo), proprio perché concepito a freddo ben prima della sua esecuzione, ha tutta l’aria dell’opera maggiormente meditata. Non certo meno prorompente, bizzarra e spontanea di quella che l’ha preceduta, rispetto a cui finisce per essere ancor più straniante. Soprattutto per i vocalizzi da crooner confidenziale esibiti da Greep, che albergano in una buona metà del disco (‘Marlene Dietrich‘, ‘Chondromalacia Patella‘, ‘Dethroned‘, ‘Ascending Forth‘) e parrebbero cozzare con i rumorosissimi riff prog/math-rock che caratterizzano anche queste otto nuove composizioni, rinforzate dalla presenza dei due turnisti che li seguono live, Kaidi Akinnibi (sassofono) e Seth Evans (tastiere).

In realtà è qualcosa che non accade mai. Anzi, come due anni fa in ‘Schlagenheim‘ i Black Midi riescono a dare un senso a quanto apparentemente ne è sprovvisto, a unire delle estremità a questo giro ancor più distanti. Ciononostante, ‘Cavalcade‘ sa farsi comprendere, trascinando quando serve (‘John L‘, ‘Slow‘) e mitigando se mai se ne avvertisse il bisogno (i 6 minuti tra post-rock e ambient di ‘Diamond Stuff‘ o i quasi 10 della conclusiva ‘Ascending Forth‘). Geordie Greep, (chitarra, voce), Cameron Picton (basso, voce) e Morgan Simpson (batteria) trasportano l’ascoltatore esattamente dove vogliono, senza anticipare le proprie mosse, ma permettendogli di stupirsi di ognuna di esse. Sono loro che conducono le danze, senza compromessi e prendendosi una marea di rischi. La loro musica è una ricompensa che si guadagna con fatica e abnegazione, ma che soddisfa lungo tutto il percorso. È l’esemplificazione del concetto di indipendenza artistica nella sua espressione più pura.

VOTO: 😀



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