🎵 Indie-folk/rock | 🏷 Interscope | 🗓 31 marzo 2023
Che il progetto Boygenius non fosse stato progettato, è evidente dai racconti dei primi giorni di un super-gruppo che avrebbe, cinque anni dopo, attirato le attenzioni dei magazine più fashion del pianeta, da Glamour a Vogue. Eppure, Phoebe Bridgers, Julien Baker e Lucy Dacus non sono le classiche ragazze che vogliono piacere a tutti. Al contrario, rappresentano una sorta di Hellfire Club che ce l’ha fatta, grazie a due caratteristiche non così facilmente rinvenibili altrove: amicizia e talento. Il brano che dovevano registrare per promuovere un tour congiunto è diventato un EP di sei canzoni, e qualche tempo dopo si è aggiunto un album di dodici, atteso come disco dell’anno già da molto prima che finisse nei negozi.
Sono dunque le aspettative ad essere mutate: un divertissement che si trasforma in una band su cui si punta parecchio pure a livello commerciale – lo pubblica la Interscope, label della major Universal – anche grazie ai tre recenti LP solisti delle tre cantautrici che la compongono, ‘Punisher‘ (Bridgers), ‘Little Oblivions‘ (Baker) e ‘Home Video‘ (Dacus), usciti invece per etichette indipendenti. È per il successo di queste pubblicazioni e dei conseguenti tour che le Boygenius possono ormai essere definite scafate musiciste e perfomer, sebbene viaggino ancora sui 27-28 anni. Una consapevolezza che ha permesso loro di realizzare l’opera che avevano in mente, senza troppa premeditazione e tenendosi lontane dallo stress di chi deve per forza creare qualcosa di fenomenale.
La comunione di gusti e di idee, l’affinità elettiva e l’affetto che intercorrono tra Phoebe, Julien e Lucy arrivano empaticamente a chiunque abbia l’occasione di ascoltare queste canzoni, tutte composte indipendentemente da una delle tre ma ciascuna ‘rafforzata’ dall’intervento compositivo e vocale delle amiche. Così, si ha una scaletta di brani di qualità elevata, ognuno potenziale piccolo grande classico del folk (‘Emily I’m Sorry‘, ‘Cool About It‘, ‘Leonard Cohen‘), che abbraccia il rock delle etichette indipendenti (‘$20‘, ‘Not Strong Enough‘, ‘The Satanist‘) con calore e trasporto. Non è un disco, ‘The Record‘ che si pone il problema di indicare una via. Semplicemente, celebra l’orgoglio di fare qualcosa che ci si diverte a fare, anche e soprattutto perché lo si fa con le persone con cui si sta bene.
😀