Genere: synth-pop | Uscita: 2 ottobre 2019
Quando, tre giorni fa, i Chromatics hanno annunciato l’uscita in poche ore del loro attesissimo nuovo LP, c’era chi stentava a crederci. Quanto accaduto intorno al 2014 con ‘Dear Tommy‘, ufficializzato, dettagliato e preceduto addirittura da alcuni singoli, ma mai più pubblicato (si narra che fu addirittura Johnny Jewel stesso a distruggere personalmente le 25.000 copie già pronte), portava i più scettici a rimanere tali fino alla comparsa effettiva delle nuove canzoni. Poi, a mezzanotte, ecco puntualmente arrivare ‘Closer To Grey‘ con le sue 12 tracce e suoi 46 minuti di durata. “Il settimo album dei Chromatics“, lo descrive la pagina Instagram della loro etichetta, la Italians Do It Better. Una caption che fa intendere come ‘Dear Tommy‘ esista ancora, là da qualche parte, e forse anche un altro LP, perché sinora di dischi di inediti dalla lunga durata i Chromatics ne avevano pubblicati soltanto quattro, l’ultimo dei quali l’importantissimo (anche per l’hype che ha generato) ‘Kill For Love‘ del 2012.
Questi sette anni non sono però di certo passati sotto silenzio. La label personale di Jewel ha nel frattempo fatto uscire almeno quattro EP e una dozzina di singoli accreditati alla band, per non parlare delle sortite soliste del buon Johnny, con i Glass Candy o in autonomia, soprattutto come contributor di colonne sonore (da ‘Lost River‘ al recente reload di ‘Twin Peaks‘). E’ dunque un artista più esperto colui che ha composto questi nuovi brani, che risentono moltissimo del suo lavoro con registi e produttori cinematografici, da cui la sua musica era comunque sempre stata influenzata. L’opener ‘The Sound Of Silence‘, cover della celebre canzone di Simon & Garfunkel, sembra essere stata intenzionalmente posta in apertura più come sorta di indicazione programmatica che di effettiva necessità artistica. Di certo con ‘Closer To Grey‘ si va poco in discoteca e di più a un after-party.
I brani immediatamente associabili allo stereotipo electro-pop soltanto tre, tutti posti immediatamente a seguito della succitata cover/intro: ‘You’re No Good‘, ‘Closer To Grey‘ e ‘Twist And Knife‘ possono, volendo, far ballare, ma serbano di certo molto di più, tra citazioni (il post-punk di fine ’70s, il synth-pop degli ’80s ma anche gli Everything But The Girl per i ’90s) e un’attenta architettura delle sovrapposizioni delle diverse linee di synth. Ciò che rende questo disco interessante è quanto avviene dopo, con l’abbassamento dei BpM e il sopravvento di un’onirismo cinematico tra dream-pop e trip-hop, al quale la voce da chanteuse di Ruth Radelet si addice parecchio. Così, escono fuori dei lentoni estremamente toccanti come ‘Move A Mountain‘, ‘Touch Red‘ e la conclusiva ‘Wishing Well‘, o cavalcate sonicamente spesse come ‘Wishpers In The Hall‘ o lo stravolgimento di ‘On The Wall‘ dei Jesus & Mary Chain. Sono tutte composizioni che mostrano come ormai i Chromatics ambiscano a molto di più rispetto a quanto potrebbe etichettarli il loro genere di riferimento, disegnando forme e dipingendo colori come soltanto a loro riesce.