Cola: ‘Deep In View’ (Fire Talk, 2022)

Genere: post-punk | Uscita: 20 maggio 2022

La fine degli Ought lasciò un bel po’ di amaro in bocca a chi li aveva seguiti sin dall’album d’esordio, l’eccellente ‘More Than Any Other Day‘ del 2014. Era una rilettura del post-punk, la loro, rispettosa del glorioso passato del genere di riferimento ma non timorosa di rivitalizzarlo con nuove idee e la personalità di un frontman, Tim Darcy, che calamitava naturalmente l’attenzione. Altri due bei dischi e quindi uno scioglimento inatteso, dovuto principalmente alla pressione che il cantante e chitarrista sentiva gravare su sé stesso. Voleva tornare a suonare in un gruppo in cui non ci fossero gerarchie, e nel quale il processo creativo fosse realmente condiviso. Così sono nati i Cola, non più un quartetto ma un trio, in cui figurano il collega-amico di una vita Ben Stidworthy (al basso), oltre che Evan Cartwright (batteria), già nelle live band di U.S. Girls e Weather Station e in ottimi rapporti, personali ed artistici, coi due ex componenti del collettivo canadese.

I paragoni con la vecchia formazione sono giocoforza inevitabili, anche perché il genere di riferimento è rimasto il medesimo. Si avverte una rigenerata frizzantezza nei Cola, e soprattutto un approccio molto più lineare alla forma-canzone. Nove delle dieci tracce in scaletta si rivelano molto dirette e orecchiabili. Unica eccezione la conclusiva ‘Landers‘, in cui Darcy recita uno spoken-word e Stidworthy suona il piano, donandole un’atmosfera introspettiva ed essenziale musicalmente slegata dal resto del disco, che anche grazie a una incalzante parte ritmica ricorda spesso e volentieri gli Strokes di ‘Is This It‘.

Deep In View‘ è una piacevole successione di canzoni che si fanno ascoltare con grande gusto, soprattutto se si è fan della recente ondata anglo-sassone. ‘Blank Curtain‘, ‘At Pace‘, ‘Degree‘, ‘Water Table‘, ‘Fulton Park‘ hanno quadratura, personalità, e anche una certa radiofonia. Lo rendono un disco da ascoltare tutto d’un fiato, pur non inficiandone l’ascolto ripetuto, a cui si tende ad aderire anche per l’esigua durata dell’LP, appena 34 minuti. Ma avere il dono della sintesi, si sa, è una gran bella qualità, una delle tante di una band dal solido passato e dal promettente futuro.

VOTO: 🙂



Lascia un commento