🎵 Indie-punk | 🏷 Jagjaguwar | 🗓 26 luglio 2024
Secondo Wikipedia, i Crack Cloud sono composti da: Zach Choy, William Choy, Bryce Cloghesy, Jesse Atkey, Aleem Khan, Eve Adams, Mackenzie Cruse, Emma Acs, Nat Philipps ed Aidan Pontarini. Dal 2015, ovvero dall’anno della costituzione del progetto, opera del frontman/batterista Zach Choy (non a caso colui che si paracaduta in copertina), vi hanno fatto parte altre quindici persone e vi gravitano tutt’ora intorno altri ventitré individui di varia estrazione. Un vero e proprio collettivo che, oltre alla componente musicale, si occupa anche di arti visive, come se ogni loro disco fosse una sorta di storytelling multi-dimensionale. ‘Red Mile‘ è il loro terzo LP, il primo per un’etichetta importante come la Jagjaguwar, con cui il signing è di per sé la consacrazione del lavoro inziaito un decennio fa.
Sono tutti (o quasi) di Calgary, la metropoli canadese che ospitò le olimpiadi invernali del 1988 (e difatti il loro disco d’esordio è denominato ‘Pain Olympics‘), e alla stessa città natale fa riferimento il titolo di questo disco: “il miglio rosso” è una zona conosciuta soprattutto perché vi si radunano i tifosi dei Flames, la locale squadra di hockey su ghiaccio che milita in NHL e che indossa una divisa, per l’appunto, rossa. Il ‘Red Mile‘, nel caso dei Crack Cloud, è anche una sorta di materializzazione di un ritorno a casa, comune per molti membri del gruppo dopo diversi anni passati altrove (soprattutto a Vancouver). E pensare che fu proprio in Alberta che avvenne la formazione del progetto, all’interno di strutture di recupero dalle dipendenze, giacché diversi componenti avevano in comune problemi con alcol e/o droghe.
Si sono però recati da tutt’altra parte, nel deserto del Mojave in California, per registrare queste otto tracce farcite di strumenti (tra cui violoncelli, arpe, sassofoni e flauti), spesso e volentieri dilatate e irregolari sebbene animate dall’essenzialità di un animo punk estremamente udibile nelle parti vocali cantate da Choy. Una predisposizione tutt’altro che hardcore, almeno a livello di suoni, delicati e allo stesso tempo incisivi come nella migliore tradizione indie-pop. La collettività dell’opera è assai evidente nella stratificazione di elementi e di voci che rendono l’affollata band canadese qualcosa di difficilmente imitabile, almeno nel panorama contemporaneo.
Sono senza dubbio i grandi collettivi connazionali come Arcade Fire e Broken Social Scene ad aver ispirato, oltre che nella struttura, un tale agglomerato di generi e influenze, ma la stella polare di Zach e soci sono senza ombra di dubbio i Clash, sia per assonanza che per attitudine. Immaginiamo che uno come Joe Strummer non avrebbe disdegnato un ascolto di ‘Red Mile’, come del resto – nel suo piccolo – chi vi scrive. Perché è un disco bello e riuscito, proprio per il suo essere eclettico ma estremamente definito. Riesce a divertire ma anche a porre quesiti (“di esistenzialismo, consumismo, genealogia, auto-riflessione e cultura pop“, si legge sempre su Wikipedia), e contiene diversi singoli (veri o potenziali) che gli fanno da traino: su tutti ‘I Am (I Was)’ ma anche ‘Medium’, ‘Blue Kite’, ‘Epitaph’, ‘Ballad Of Billy’ e il dolce/amarissimo duetto conclusivo ‘Lost On The Red Mile’. Insomma, quei junkie dei Crack Cloud hanno realizzato uno degli LP più cool dell’anno, dimostrazione di quanto il destino sia imprevedibile. Perlomeno, quanto la loro musica.
😀