Damon Albarn: ‘The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows’ (Transgressive, 2021)

Genere: chamber-pop | Uscita: 12 novembre 2021

In questo video, che dura circa un’ora e un quarto, è condensato tutto un tragitto in auto lungo il “ring”, ovvero la statale che collega circolarmente l’intera Islanda seguendo il perimetro dei suoi confini naturali. Il viaggio è, ovviamente, velocizzato in timelapse, giacché per percorrere tutti i 1322 km della direttrice con il costante limite di velocità di 90 km/h sarebbero necessari molti più dei 75 minuti della clip. Osservandolo con sufficiente attenzione, una volta usciti dalla periferia di Reykjavik, si può ammirare il paesaggio incontaminato, distantissimo da una qualsivoglia ipotesi di urbanità. È ad esso che è ispirato ‘The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows‘, il secondo album a essere accreditato semplicemente a Damon Albarn e non a una delle tante band da lui fondate.

Il musicista inglese ha un’abitazione di proprietà nella zona della capitale islandese, da cui si possono scorgere i contorni del monte Esja. Poco prima del primo lockdown vi aveva portato un’intera orchestra per registrare una suite strumentale, improvvisata contemplando l’incantevole visuale. Gli avvenimenti della prima parte del 2020 costrinsero però tutti a tornare velocemente nel Regno Unito, anche se diedero ad Albarn il tempo necessario per trasformare quell’idea in un LP vero e proprio, suonato e cantato. Il risultato sono 11 tracce estremamente intime e molto malinconiche, a cui hanno lavorato 17 diversi musicisti, ma delle quali Damon è l’incontrastato deus ex machina, essendosi occupato in prima persona anche della produzione. A coadiuvarlo musicalmente, soprattutto il chitarrista Simon Tong (ex Verve e già con lui nelle live band di Blur e Gorillaz oltre che membro effettivo dei The Good The Bad & The Queen), il poli-strumentista Mike Smith (anch’egli nella backing band dei Gorillaz) e il violinista André De Ridder.

The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows‘ è dunque un disco agli antipodi rispetto ai beat dei Gorillaz e alle aperture melodiche dei Blur. Non si tratta di un ascolto leggero, soprattutto nella sua interezza, in cui prevale una marcata cupezza di fondo data, probabilmente, dall’inquietudine del momento storico in cui è stato scritto, su cui ha ulteriormente inciso la scomparsa dell’amico Tony Allen. I singoli brani si possono apprezzare meglio singolarmente, scevri da un poco di ridondanza: citiamo l’onirica title-track, l’accesa (un unicum in quest’opera) ‘Royal Morning Blue‘, la synth-etica ‘Polaris‘ e la commovente ‘Particles‘. Nel suo complesso, il sophomore solista di Damon Albarn è un lavoro mirabile come i paesaggi del video citato a inizio articolo, ma analogamente ad esso un po’ monotono e prolisso. Con il massimo rispetto per un LP che è comunque al di sopra della media (da qui il giudizio positivo), della sterminata discografia del suo autore saranno probabilmente altri ad essere ricordati nel tempo.

VOTO: 🙂



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