Deus: ‘How To Replace It’ (PIAS, 2023)

Genere: art-rock | Uscita: 17 febbraio 2023

Alla fine, sono passati quasi 11 anni prima che i Deus riuscissero a dare un seguito a ‘Following Sea‘, il loro album più recente (fino a settimana scorsa) targato 2012. Il più lungo iato tra un disco e un altro della band belga, che oltre al distanziamento forzato causato dalla pandemia ha dovuto affrontare anche complicate dinamiche interne, con l’uscita dal gruppo di Mauro Pawlowski, poi rientrato per i problemi di salute del suo sostituto Bruno De Groote. Dunque, in studio è entrata la stessa line-up insieme dal 2005 e autrice dei precedenti quattro LP, quella che ha caratterizzato con grade coesione tutta la seconda fase della vita del gruppo, dopo che per i primi tre dischi diversi membri erano entrati e usciti quasi come se nel loro studio avessero installato delle porte girevoli.

C’è stato poi da fare i conti con la proverbiale pignoleria del leader Tom Barman: “Avremo buttato via almeno quattro dischi completi“, racconta Stéphane Misseghers a Billboard Italia. “Non è mai contento, è ossessionato dall’idea di ricreare su disco il nucleo d’ispirazione più autentico di un pezzo“, aggiunge il batterista, che spiega come il frontman avesse pensato a un album “sviluppato in verticale“, ovvero “fare meno, calibrare ogni intervento, insomma lasciare spazio alla profondità.” In effetti ‘How To Replace It‘ di spazio se ne prende parecchio, più di 55 minuti divisi in 12 brani molto arrangiati e stratificati, in cui tastiere, percussioni e quando capita anche degli archi guadagnano la ribalta al pari delle chitarre.

Non è certamente un’opera di facile assimilazione l’ottavo capitolo della carriera dei Deus. Si tratta di un disco plasmato da un quintetto assai maturo anche dal punto di vista della carta d’identità, che ha riposto nel cassetto le stranezze degli esordi per un suono altrettanto colto ma molto meno spiazzante. Una sorta di alternative/adult-rock adulto estremamente riconoscibile, che necessita di qualche ascolto in più anche per la scelta di non avere in scaletta brani dai ritornelli killer come erano stati quelli di ‘Little Aritmethics‘ o ‘Instant Street‘. Sono comunque le tracce in cui art-rock e indie-pop si alternano a risultare le più interessanti e le meno ostiche: il singolo ‘Must Have Been New‘, ‘Faux Bamboo‘ e ‘Pirates‘, per esempio. Nel complesso, però, ‘How To Replace It‘ fatica a decollare definitivamente, rimanendo un album che può essere consumato convintamente soltanto dai fan di lunga data, e pagando un peccato originale analogo ai suoi quattro predecessori: non è minimamente paragonabile ai tre capolavori con cui, nella seconda metà degli anni ’90, la band belga ha fatto la storia dell’alternative-rock mitteleuropeo.

VOTO: 😐



 

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