Dope Lemon: ‘Rose Pink Cadillac’ (BMG, 2022)

Genere: psych-funk | Uscita: 7 gennaio 2022

La passione per il vintage di Angus Stone è tale che il suo tour manager ha l’ordine, ogni volta che si spostano in una nuova città, di consegnargli una lista dei migliori negozi di capi usati della zona. Prima di ogni concerto, il musicista australiano si compra un outfit da indossare on stage per “sentirsi parte della storia del posto“. E chissà dove avrà acquistato quello che indossa nella foto di copertina di ‘Rose Pink Cadillac‘, il suo terzo album con il moniker Dope Lemon, e più in generale il quinto in autonomia. Tutt’altro progetto rispetto al folk da autoradio che, insieme alla sorella Julia, gli ha consentito di raggiungere svariate volte il disco di platino. Ciononostante, questo nuovo lavoro è stato composto e registrato nello studio che si trova all’interno del cottage che possiede nella zona di Byron Bay (vicino Birsbane), in cui è stato inciso anche ‘Snow‘ (2017), il più recente LP accreditato ad Angus & Julia Stone.

Come lascia intendere la denominazione (in slang “dope” può significare “figo” quanto “marijuana“), la musica dello Stone solista è un lento e mellifluo trip psichedelico old fashioned tra blues, folk e funk. In ogni caso decisamente fruibile, se è vero che la title-trackRose Pink Cadillac‘ ha già più di 11 milioni e mezzo di streaming solo su Spotify, e l’altro singolo ‘Every Day Is A Holiday‘ oltre 9. Un titolo, quest’ultimo, che da l’idea dell’atmosfera chilled di un lavoro intenzionalmente diviso in “lato A” e “lato B” (altro aspetto decisamente vintage, oltre alla Cadillac del titolo), in cui la prima parte dovrebbe rappresentare le vicissitudini di Dope Lemon durante il giorno, la seconda durante la notte. Entrambe sono state composte nel bel mezzo dei lunghi lockdown australiani: “La realizzazione di questa creatura ha richiesto mesi di molte e lunghe notti insonni… più molte bottiglie di whisky e deliziosi dolcetti (…) è un mix di duro lavoro e pura gioia“, spiega Angus nella press-release.

Principale merito di questo album è il mantenimento di questa bolla narcotica dalla prima all’ultima delle 10 tracce in scaletta. Bisogna anche rendere merito a una produzione non eccessivamente invadente, che preserva quell’aria da jam session in sala prove che maggiormente caratterizza il suono di questo side-project. Principale difetto è, d’altro canto, un’esagerata persistenza su questo mood, che alla lunga diventa ridondante. Soprattutto, nella durata di alcuni singoli brani, che non giustificano il superamento dei 6 minuti. Proprio per questa scelta stilistica, sono poche le canzoni che decollano realmente: forse soltanto la succitata title-track Rose Pink Cadillac‘, che è anche l’opener del disco. Ma al netto di un giudizio personale, va comunque dato atto ad Angus Stone di una prova di versatilità che, specialmente alla luce del successo di pubblico della sua band più remunerativa, non era poi così scontata.

VOTO: 😐



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