Easy Life: ‘Life’s A Beach’ (Island, 2021)

Genere: hip-pop | Uscita: 28 maggio 2021

Abbandonati gli studi, il più grande obbiettivo di Murray Matravers, oltre a sbarcare il lunario, era uno soltanto: scrivere una pop-song che diventasse una hit. “Ho pensato che se l’avessi fatto, alla gente sarebbe importato di me“, spiega con un po’ di amarezza questo nerd occhialuto cresciuto in una fattoria nella campagna intorno a Leicester. La vita rurale e le convinzioni famigliari lo avevano portato a diventare adulto senza TV, social e videogames. Per ingannare il tempo, l’unica attività ricreativa che poteva svolgere era mettersi a suonare una vecchia batteria. Fu così che la musica divenne la sua passione più grande, e tra la gestione di una latteria (“ma ero il peggior store manager della storia, tanto che chiuse“, racconta in questa intervista) e la vendita di patate farcite al mercato di Leicester, il ragazzo non smise mai di pensare al grande salto.

Fino a che, un giorno, insieme all’amico Rob Milton (il frontman dei Dog Is Dead, band indie-pop con all’attivo un paio di album), quella hit la scrisse davvero. Si chiamava ‘Pockets‘ e diventò il primo singolo degli Easy Life, progetto che evolse ben presto una vera e propria band, e per giunta di culto. Sembra la trama di un film indipendente anglosassone: quattro ragazzi – oltre a Murray il batterista Oliver Cassidy, il bassista Sam Hewitt e il chitarrista Lewis Berry, che chiedono alla ‘leggenda’ (tra molte virgolette) locale Jordan Birtles, membro del collettivo reggae By The Rivers (un album all’attivo nel lontano 2013), di entrare a far parte del gruppo. La band poté così completarsi, iniziando a sfornare EP e singoli con grande regolarità, che le portarono un corposo e fedele seguito, la nomination al ‘Sound Of 2020‘ della BBC (arrivarono secondi dietro Celeste) e la vittoria di un NME Award come migliori emergenti.

Ma perché gli Easy Life piacciono così tanto, e soprattutto perché se ne parla su un blog che si chiama “indie-rock”? Perché in realtà la loro musica, che è facilmente accostabile alla sigla “hip-hop”, ha molto più che una base e delle rime. Detto della performance collettiva che sta dietro alla composizione e all’esecuzione delle canzoni, quella dei dei ragazzi del Leicestershire è la classica proposta contemporanea intra-genere. Matravers rappa e canta, spesso nello stesso brano, dicendo anche cose intelligenti. In questo senso, pare essere assolutamente pronto a raccogliere l’eredità di crossoveristi come Mike Skinner aka The Streets o Jamie T. Le tracce degli Easy Life svariano con grande naturalezza tra bedroom-, electro-, soul- e indie-pop, sottese da beat downtempo (ma che possono facilmente accelerare) e spruzzate del jazz assorbito dal frontman attraverso i dischi del padre.

L’automobile che sprofonda nel mare è un ottimo riassunto del mood di un album che ha nella facilità di assimilazione l’aspetto maggiormente gratificante, mantenendo però uno stile e una classe date dalla buona scrittura, dall’abile produzione e dalla capacità di prendersi molto poco sul serio. Partire con un brano ‘pesante’ nella tematica come ‘A Message To Myself‘ (un coming-out sulla propria salute mentale) fa capire che la “spiaggia” in questione non è propriamente quella di Rimini a ferragosto. Scorrendo la scaletta, si può passare da un chillone come ‘Have A Great Day‘ a un club-anthem come ‘Skeletons‘ imbattendosi nella romanticheria di ‘Daydreams‘, nell’ottimo ritornello di ‘Living Strange‘, nell’intimità di ‘Homesickness‘ e nel farfugliare ubriaco di ‘Music To Walk Home To‘ (inciso realmente una notte dopo una seratona alcolica). Il capolavoro, probabilmente il singolo pop migliore in assoluto degli ultimi tre anni, è però ‘Nightmares‘. Che include ogni aspetto della vivace personalità artistica degli Easy Life (quel riff di fiati è indimenticabile, il ritornello ancor di più) tanto da essere stato ‘preservato’ tutto questo tempo per l’LP di debutto. Un album gradevolissimo da ascoltare e divertente da ballare, ma anche molto interessante per chi volesse analizzarlo con maggiore profondità. Tutte ragioni per cui è valsa la pena raccontare la storia di Murray e dilungarsi con un paragrafo in più del solito.

VOTO: 😀



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