Editors: ‘Violence’ (PIAS, 2018)

Bisogna innanzitutto precisare che l’accusa che viene sovente fatta agli Editors, quella di “voler fare la fine dei Coldplay“, non è giustificata, almeno per questo LP. Gran parte del processo creativo è passato per il filtro di Benjamin John Power (che co-produce insieme a Leo Abrahams e gli stessi Editors), metà dei Fuck Buttons e titolare dell’alias Blanck Mass, uno che con l’easy listening da classifica ha davvero poco a che fare. Che si sia sostenitori o detrattori della band di Tom Smith, va dato atto al quintetto britannico di aver sempre scelto un approccio diverso per ciascun album, riuscito o meno che fosse. Questo accade anche per ‘Violence‘, che a tratti è davvero violento e disturbante: si ascolti il riff di synth sporchissimi di ‘Hallelujah So Low‘ e le coda della title-track e di ‘Magazine‘ per avere un’idea. Però… c’è un però: questo disco, al concludersi dei suoi 43 minuti di durata, non si può dire ci sia piaciuto. Proviamo dunque a identificarne le ragioni. La prima: non tutto il lavoro va nella stessa direzione, soprattutto nella seconda parte, con lo sciagurato tris ‘No Sound But The Wind‘, ‘Counting Spooks‘ e ‘Belong‘, dei lentoni che con un’altra lingua e arrangiamento potrebbero essere presentati a Sanremo. Sembra davvero di ascoltare un’altra band rispetto a quella delle prime cinque tracce, che invece stavano riuscendo a mantenere a galla questo LP. Secondo: la scrittura non ci sembra granché ispirata, soprattutto a livello melodico. Nonostante ciò, si insiste nel dilatare i brani, e così diventa difficile, ad esempio, arrivare alla fine dei sei minuti della conclusiva ‘Belong‘. In conclusione, possiamo così sintetizzare: ‘Violence‘ è un disco ambizioso nelle intenzioni e incurante dei propri limiti, che a un certo punto si fa timoroso di uscire un po’ troppo dal seminato. Alla fine, si rivela una delle più classiche esemplificazioni del concetto di “vorrei ma non posso“.

VOTO: 🙁



 

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