🎵 Folk-rock | 🏷️ Escho | 25 ottobre 2024
Rockstar da quando era appena maggiorenne, Elias Rønnenfelt ha vissuto una crescita personale e artistica inevitabile quando si è sulla cresta dell’onda sin dalla giovane età. Da ‘The New Brigade’, l’esordio dei suoi Iceage uscito nel 2011, ad oggi che siamo nel 2024 di anni ne sono passati 13, portandolo oltre i 30. Era probabilmente anche il momento migliore per iniziare a “camminare con le proprie gambe”, come egli stesso afferma, dopo cinque LP con il supporto di una band “rumorosa e dalla magnifica potenza”.
Dopo la pubblicazione di un libro di poesie, Elias si è messo a girare per l’Europa in solitudine, con la sola chitarra acustica, suonando qua e là in “tutti i tipi di locali e di non-locali”. Ed è da questo percorso on the road che sono nate queste dieci canzoni (più due cover, una degli Spacemen 3 e una di Townes Van Zandt), le più docili e orecchiabili che abbia mai composto, e indubbiamente influenzate dal folk-rock americano legato ai lunghi spostamenti. A coadiuvarlo, amici stretti come il compagno di band Dan Kjær Nielsen, una leggenda del punk danese quale Peter Peter, e due amiche che prestano la loro voce ad addolcire ulteriormente alcune delle composizioni, Joanne Robertson e Fauzia. La produzione è affidata a Nis Bysted ad eccezione di tre tracce lavorate da Andrew Sarlo.
Sarebbe però un errore ridurre questo album al “disco folk del cantante degli Iceage”, perché in ‘Heavy Glory’ c’è decisamente di più. Innanzitutto il frontman non perde la sua sfrontatezza (post-)punk anche nelle ballate più intime (‘Stalker’, ‘Soldier Song’), e comunque Rønnenfelt esce spesso e volentieri da un canovaccio mono-dimensionale, con brani che si sporcano di blues come quando lo suonano i Primal Scream (‘Another Round’), o altri che, con diverse soluzioni sonore, potrebbero essere stati inseriti anche in un disco degli stessi Iceage (‘Worm Grew A Spine’). Ed è proprio la quantità di spunti, non dissimile a quanto ci aveva abituato in dischi più elettrici, che rende ‘Heavy Glory’ un disco interessante quanto godibile, e mai noioso. Probabilmente negli album recenti degli Iceage si trova più profondità, soprattutto di suoni, ma questo lavoro conferma che scrittore di canzoni talentuoso sia Elias, il cui unico difetto per la definitiva consacrazione pare solo il non essere nato né in Inghilterra né in America.
🙂