Everything Everything: ‘Re-Animator’ (AWAL, 2020)

Genere: dream-pop | Uscita: 11 settembre 2020

Come raccontano in questa intervista, gli Everything Everything hanno sempre rappresentato la sintesi tra lo sperimentalismo spinto del chitarrista Alex Robertshaw e la linearità fruibile del frontman Jonathan Higgs: “Se fossimo tutti e due come Alex, faremmo musica inavvicinabile, molto prog, e se fossimo entrambi come me [Jonathan], faremmo musica un po’ insipida ma con il cuore in mano. Per fortuna possiamo far interagire entrambi gli approcci, ed è un modo davvero salutare per fare musica interessante che abbia anche un’anima“. È un mix che ha saputo dare seguito all’indubbio successo dell’album d’esordio, il frizzante ‘Man Alive‘ datato ormai 10 anni or sono, accaparrandosi un pubblico molto fedele, che ha saputo intrattenere con altri tre LP di pregevole fattura ma soprattutto di peculiare specificità.

Nonostante Higgs abbia sempre avuto l’esclusività dei testi, alla luce di quanto espresso poco sopra è evidente come a livello musicale la componente rappresentata da Robertshaw sia stata preponderante. È l’assoluta assenza di limitazioni in fase creativa che ha premesso al quartetto inglese di consolidare una così devota nicchia, ma allo stesso tempo ha rappresentato un limite nella focalizzazione di uno stile che si affrancasse da ridondanze e forzature. ‘Re-Animator‘, quinto LP in carriera registrato con un produttore di assoluta sapienza estetica come John Congleton, può essere da questo punto di vista considerato il loro disco della maturità, in cui quanto idealizzato da Higgs, ovvero il succitato concetto di “musica interessante che abbia anche un’anima“, è nitidamente udibile. È una conseguenza della precisa scelta, a cui ha sicuramente partecipato il super-producer americano, di non sovraccaricare i brani di stratificazioni eccessive, mantenendo solo quelle essenziali alla costruzione di un suono che si affranca dal loro celebre prog/art-pop frenetico e strambo per approdare a un più pacato synth/dream-pop di grande impatto e di maggiore linearità strutturale.

Esempio perfetto è ‘In Birdsong‘, primo singolo ed eccezionale agglomerato di onirismo ed emozioni, in cui un sintetizzatore comunque strillante è smorzato dalla lenta soavità della melodia. Così gli Everything Everything non si erano mai sentiti, e quasi mai erano riusciti a contenersi con una tale continuità. L’iniziale ‘Lost Powers‘, il pop Radioheadiano di ‘It Was a Monstering‘ e ‘Moonlight‘ e le conclusive, dissimili ma altrettanto coinvolgenti, ‘The Actor‘ e ‘Violent Sun‘, sono altri esempi di una band che era dichiaratamente alla ricerca di una “ri-animazione” della propria musica. Proposito che si può considerare pienamente raggiunto, e che apre agli Everything Everything ulteriori porte per accogliere nuovi, entusiasti seguaci.

VOTO: 🙂



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