Genere: art-punk | Uscita: 30 agosto 2019
“Volevo esprimere come ci si sente nel vivere in un mondo cosi malmesso, e il punk rock è il genere che più di tutti permette di farlo“. Sta un po’ tutta in questa affermazione l’essenza di ‘Twelve Nudes‘, il nuovo album di Ezra Furman, che esce solo un anno e mezzo dopo il precedente, ottimo ‘Transangrelic Exodus‘, ma che, a livello di approccio musicale, è il suo esatto opposto: “Era anch’esso una reazione agli eventi di questi anni, ma era stato scritto e registrato con grande cura e in un lungo lasso di tempo. ‘Twelve Nudes’ è un disco di pancia: l’abbiamo inciso velocemente, nel mentre fumavamo e bevevamo, e abbiamo deciso di rendere le parti rumorose ancora più rumorose.”
L’ottavo album in carriera del musicista di Chicago ha diversi padri putativi: i Green Day di ‘Dookie‘, il disco che Ezra più amava quando era ragazzino (“Tutte le canzoni parlavano dell’essere disadattato, stato che cominciai a sentire mio come una medaglia al merito“); ‘il Lou Reed di ‘Transformer‘, su cui l’eclettico Furman ha scritto addirittura un libro; il compianto garage-rocker Jay Reatard, l’ispirazione stilistica più prossima a queste canzoni; e la poetessa, filosofa e saggista canadese Anne Carson. E’ un disco conciso e rapido, fragoroso e arrabbiato, con una media di due minuti e mezzo per brano e una durata totale di 27. Insomma, è punk-rock nella forma e nella sostanza.
Ci pensa poi l’istrionica creatività di Ezra a renderlo molto più di un disco punk-rock. Altri suoi idoli musicali fanno capolino nelle sue canzoni, da Bowie (‘Evening Prayer aka Justice‘, ‘Transition From Nowhere To Nowhere‘) a Dylan (‘I Wanna Be Your Girlfriend‘) a Springsteen (‘In America‘) per arrivare ai Black Sabbath (‘Trauma‘) e persino al Rockabilly (‘Calm Down aka I Should Not Be Alone‘), tutti declinati nella particolarissima versione e nella personalissima interpretazione dell’istrionico frontman, un autentico tornado costantemente in distorsione vocale. Il risultato è una mezz’oretta godibilissima, forse la più godibile dell’anno in ambito rock ‘n’ roll, e la conferma di un artista il cui talento è parimenti rinvenibile in due album (l’altro è il succitato complesso concept di gennaio 2018), così differenti ma ugualmente strepitosi, pubblicati a distanza di soli 18 mesi.