Fiona Apple: ‘Fetch The Bolt Cutters’ (Epic, 2020)

Genere: percussion-pop | Uscita: 17 aprile 2020

Neanche nei sogni del più creativo dei copywriter si sarebbe potuto trovare un momento storico più adatto per la pubblicazione di ‘Fetch The Bolt Cutters‘, l’agognatissimo nuovo album di Fiona Apple atteso da quasi otto anni. Era ancora il 2012 quando uscì il suo ultimo disco, ‘The Idler Wheel…‘, uno degli sparuti episodi di una discografia che non è mai stata troppo stipata. Con questa nuova uscita siamo a cinque LP in 24 anni da parte di un’artista che non ha mai cercato la luce dei riflettori, tutt’altro. Fiona ha sempre rilasciato poche interviste, atomizzato le apparizioni televisive e ancor meno quelle social: non ha mai aperto un account Instagram, il profilo Facebook non lo aggiorna al 2014, tutta la sua attività su internet è unicamente concentrata su un vecchio Tumblr aperto anni fa da alcuni fan.

Deve essere complicato tornare al centro dell’attenzione per una come lei, abitualmente chiusa in casa ben da prima della pandemia, così asociale da non uscire nemmeno per andare in uno studio di registrazione: ‘Fetch The Bolt Cutters‘ l’ha interamente composto, lavorato e registrato nella sua abitazione di Venice Beach, aprendo la porta solamente ai tre componenti della sua band e a qualche conoscente di fiducia come la modella/attrice Cara Delavigne. Paradossalmente, è stato proprio l’obbligo di dimora conseguenza del lockdown ad averla fatta uscire allo scoperto, sia per la lodevole intenzione di essere di supporto a chi è costretto al confinamento forzato, ma (supponiamo) anche perché maggiormente al riparo da dinamiche di promozione pubblica estremamente lontane dalla sua indole. Non è un caso che un disco così atteso non sia stato preceduto da nemmeno un singolo, che sia stato anticipato solamente da un paio di sintetici post sul succitato Tumblr, che la Apple non si sia seduta su alcuno dei divani dei molteplici talk-show americani solitamente fondamentali per le promozioni di materiale discografico ad alto livello di popolarità.

La genesi domestica del nuovo lavoro della cantautrice americana è senza dubbio uno degli elementi distintivi di un’opera che ha certamente una componente creativa importante. A caratterizzarla è soprattutto l’abbondanza di percussioni che ne muovono energicamente il tessuto, decisive per ‘Fetch The Bolt Cutters‘ quanto le chitarre distorte per ‘Loveless‘ dei My Bloody Valentine. Batterie, analogiche ed elettroniche, percussioni, posate, persino l’abbaiare del cane di Fiona insieme a quelli delle vicine di casa guidano lo sviluppo di brani molto lontani dall’idea classica di canzone. Alcuni sono poco più di uno spoken word e di un rap , altri cambiano repentinamente ritmi e atmosfere, dando l’apparente sensazione di un’improvvisazione come parte integrante del progetto compositivo di questo disco. Quando la Apple si cimenta nel canto andandosi a rifugiare in dinamiche blues e soul molto comuni (‘Under The Table‘, ‘Rack Of His‘, ‘Heavy Balloon‘, ‘Drumset‘), le linee melodiche non appaiono ispirate quanto l’agglomerato percussivo che le soverchia o quanto l’espressività dei testi, tra i più incisivi e personali della sua carriera.

Fatte queste premesse, risulta difficile per chi vi scrive accodarsi alle lodi che universalmente sono state celebrate nei confronti di questo lavoro. Se è vero che una recensione è sostanzialmente un’opinione personale mossa da gusto e sensibilità individuali, anche dopo reiterati ascolti ‘Fetch The Bolt Cutters‘ non riesce a scaldare il cuore del sottoscritto come un disco così tanto ossequiato dovrebbe fare. E’ probabilmente conseguenza della scelta di conferirgli questa cacofonia percussionistica che finisce per risultare quasi sempre eccessiva, a tratti ridondante, ogni tanto anche un po’ confusionaria (‘Newspaper‘, ‘On I Go‘). La schizofrenia melodica che ne deriva invalida molti passaggi effettivamente brillanti, come una sorta di mash-up che non sembra avere una finalità intellegibile (‘Shameika‘, ‘Relay‘, ‘For Her‘). E’ soltanto quando Fiona si appoggia al proprio strumento di una vita, il pianoforte, che da questo caos di fondo emergono delle armonie effettivamente avvolgenti e in qualche modo concrete: ‘I Want You To Love Me‘, ‘Ladies‘ e ‘Cosmonauts‘ viaggiano su livelli alti, ma rimangono episodi isolati, o comunque limitati, che un album che mira alla perfezione dovrebbe possedere in misura estremamente maggiore. ‘Fetch The Bolt Cutters‘ si mostra sicuramente come un’opera intrigante, ma non altrettanto coinvolgente, ed è questo un limite che, ad là delle statistiche degli aggregatori di voti, lo manterrà lontano dal rivelarsi indimenticabile.

VOTO: 😐



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