Genere: sophisti-pop | Uscita: 8 novembre 2019
Il padre, che ebbe modo di conoscere soltanto quando fu maggiorenne, se non altro trasmise a Tahliah Debrett Barnett i geni per poter diventare una brava ballerina. Lui lo era di danza jazz, lei cominciò la propria carriera come backing dancer per alcuni video musicali. La sua strabiliante evoluzione professionale portò ben presto Tahliah dapprima a danzare nei video delle canzoni da lei stessa scritte, e poi addirittura a dirigerli come regista. Questo stringatissimo riassunto della parabola artistica di colei che si fa chiamare FKA Twigs, è se non altro utile a comprendere quanto la forza di volontà della 31enne cresciuta a Cheltenham, nel Gloucestershire, le abbia permesso di raggiungere ogni obbiettivo e di superare qualsiasi difficoltà. Che poi è quanto accaduto anche nella realizzazione di questo sua seconda prova da musicista.
“Non avrei mai pensato che un cuore spezzato avrebbe potuto causare così tanto dolore. Non avrei mai pensato che il mio corpo avrebbe potuto smettere di funzionare“, scrive Twigs nella nota introduttiva di ‘Magdalene‘, costruito sulle macerie di un’estrema sofferenza per la fine di un’importante relazione, ma anche di tribolazioni fisiche causate dal ricovero ospedaliero per la rimozione di alcune masse tumorali dal suo utero: “Il processo creativo di questo nuovo album mi ha però premesso, per la prima volta e nel modo più autentico possibile, di trovare conforto nei momenti in cui mi sentivo inadeguata, confusa e distrutta“. Importante per la sua rinascita e anche il motore che ha avviato la scrittura di questo LP sono state le letture sulla vita di Maria Maddalena, il personaggio storico che ha dato il titolo al disco. Seguace e probabilmente amica intima di Gesù di Nazareth, la sua figura venne quasi ignorata nella Bibbia, al punto che dalla tradizione popolare è considerata, erroneamente, una prostituta: “Nonostante ciò c’era tanta dignità, tanta grazia, e moltissima ispirazione in lei“, sottolinea Tahliah in questa intervista a i-D di Vice.
Le nove tracce che compongono il sophomore della cantautrice inglese sono dunque molto legate alle vicende personali della loro autrice; persino il suo modo di cantare intende rappresentare il lungo periodo di sofferenza, incertezza e insicurezza. A coadiuvarla, per quanto riguarda produzione e basi, un cast di producer degno di Hollywood: nei credits compaiono infatti, tra gli altri, Nicolas Jaar, Skrillex, Daniel Lopatin, l’onnipresente Jack Antonoff e soprattutto Noah Goldstein, che ha condiviso con Twigs la produzione esecutiva. Un team che ha saputo dare a ogni brano una definita unicità, conferitagli anche dalla grande versatilità di compositrice e di interprete della Barnett, di cui è difficilissimo prevedere ogni successivo passaggio tanto ampio è il range di generi musicali da cui trae ispirazione. Se a guidare le linee melodiche è senza dubbio l’R&B, a scardinarne la prevedibilità sono inserti glitch, industrial, trip-hop, trap, ma pure l’evidente influenza data da cantautrici ‘fuori dal coro’ come Kate Bush, Bjork ed Erykah Badu.
E’ dunque un disco assolutamente encomiabile ‘Magdalene‘, anche dalla prospettiva di chi non mastica tali suoni quotidianamente. Questo perché la non convenzionalità per FKA Twigs è sempre il primo aspetto del processo creativo: “Ho trovato il mio modo di suonare il punk“, sosteneva lei stessa qualche anno fa, ed è in effetti una definizione piuttosto calzante, sebbene nella sua musica di punk non ce ne sia neanche un briciolo. E’ però punk lo spirito che l’ha portata a diventare tra le più rilevanti esponenti della black music contemporanea, con buona pace della sua allergia a questo tipo di catalogazioni. Quando poi le idee sono così ben amalgamate con emozioni e sentimenti, come in brani di clamorosa intensità emotiva quali ‘Sad Day‘, ‘Daybed‘ e ‘Cellophane‘, la sua eccezionalità si fa davvero palese.