Florist: ‘Emily Alone’ (Double Double Whammy, 2019)

Genere: indie-folk | Uscita: 26 luglio 2019

Emily Sprague è una ragazza pallida e minuta. Ha i capelli corti e porta sempre degli occhiali grandi e spessi che le coprono il volto. Suona la chitarra attorcigliandosi su di essa, quasi fosse per lei un essenziale appiglio. Per buona parte dello scorso autunno effettivamente lo è stato: dopo la morte della madre e la fine di una relazione importante si è trasferita a Los Angeles, lontano da tutti, persino dalla sua band: “Avevo bisogno di andare in un posto drasticamente diverso da dove ero, per scoprire nuove parti di me“. Si è ritrovata così “alone“, da sola, a rimuginare sui legami, sulle perdite, ma soprattutto su se stessa: “Leggo e scrivo, passo molto tempo al mare, ma niente mi chiarisce cosa fa, di me, me“, canta in ‘As Alone‘, perfetta introduzione di quello che è il tema del disco.

Emily Alone‘, che ha comunque deciso di far uscire come Florist nonostante sia stato registrato in completa autonomia nel suo appartamento in California, è un album sull’introspezione, sul provare a ritrovarsi quando ci si sente persi e disorientati: “Questi giorni sono come quelle caverne profonde in cui non vorresti mai scendere“, racconta nell’eloquente singolo ‘Time Is A Dark Feeling‘, un titolo e dei versi che danno l’idea dello stato di profonda prostrazione emotiva attraversato dalla cantautrice newyorkese. Come in tutte le dodici tracce di questo disco ci sono solo la tenue voce di Emily, la sua chitarra acustica e i rumori provenienti dalla finestra aperta di casa sua, da cui si può sentire la pioggia battente di quelle giornate fredde e cupe (‘Today I’ll Have You Around‘) o il cinguettio degli uccellini (‘Celebration‘).

Se la forza dei primi due album dei Florist, ‘The Birds Outside Sang‘ (appunto) del 2016 e ‘If Blue Could Be Happiness‘ del 2017, era sempre stato il grande impatto empatico delle canzoni scritte dalla Sprague, in questo disco tutto si moltiplica per due se non per tre. Emily riesce a comunicare nitidamente le proprie difficoltà, i propri dubbi, la propria sofferenza. Lo fa in un modo tutto suo, muovendo una sorta di tenero compatimento ma anche una piena e profonda vicinanza da parte di chi ha avuto la sfortuna di vivere situazioni analoghe. Le sue gracili e bellissime canzoni (come ‘Moon Begins‘, ‘I Also Have Eyes‘, ‘Now‘ e ‘Today I’ll Have You Around‘) sono una volta di più l’emblema dell’autenticità e della sensibilità, ed è per questo che, oltre alla grazia melodica che le contraddistingue, trasmettono così tanto.

VOTO: 😀



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