Fog Lake: ‘Tragedy Reel’ (Orchid Tapes, 2021)

Genere: ambient-folk | Uscita: 23 aprile 2021

Newfoundland, che noi italiani chiamiamo Terranova, è la quarta isola più grande del Canada. Supera, per estensione, l’intero nord Italia, sebbene vi abitino poco più di 500.000 persone, praticamente un terzo della sola città di Milano. La densità di popolazione è, addirittura, meno di un centesimo di quella della Lombardia. Insomma, a Terranova è più raro imbattersi in altri essere umani, soprattutto se si vive sulla costa orientale, a Glovertown, un paesino di poco più di 2000 anime in mezzo a casette di legno e fiordi che potrebbero ricordare vagamente quelli norvegesi. È lì che è cresciuto Aaron Powell, oggi 27enne, che nel 2012 ha fondato il progetto Fog Lake e che a Glovertown, ogni tanto, continua a tornare. Lo ha fatto più spesso, ultimamente, a causa della pandemia, ed è lì che l’estate scorsa ha scritto tutto ‘Tragedy Reel‘, il suo settimo album in nove anni che, come fa intendere il titolo, tratta di perdite, sofferenza e rimpianti.

È probabilmente chi, come lui, è cresciuto in un piccolo paese e oggi vive in una grande città, a poter comprendere appieno il concept di questo disco: l’apparenza sempre più desolata del proprio luogo di origine scandita dai cambiamenti che il tempo ha causato tra natura, arredo urbano e popolazione. ‘Jitterbug‘, primo singolo e uno dei brani migliori di una tracklist di alto livello, a detta del suo autore “parla della solitudine che si prova vivendo in un posto che una volta alimentava sogni e speranze“. Questa atmosfera, allo stesso tempo nostalgica e depressa, è resa perfettamente dalla parca strumentazione utilizzata da Powell e da Warren Hildebrand, fondatore della Orchid Tapes (l’etichetta che pubblica questo disco), co-produttore e mixer. Corde suonate acusticamente, tastiere Casio che aggiungono ulteriore calore alle intimissime disquisizioni di Aaron, e qualche arco arrangiato da Molly Germer (già con Alex G, Whitney, Tomberlin) costituiscono tutto quanto è necessario per dare un’ambientazione estremamente suggestiva alle nove tracce in scaletta. In esse è evidente, peraltro, l’influenza di cantautori tormentati come Elliott Smith e Daniel Johnston, oltre a una certa affinità con alcune cose degli Antlers.

Tragedy Reel‘ ha dunque tutto per apparire come una pubblicazione peculiare rispetto a più ordinarie proposte cantautorali, sotto ogni punto di vista: testuale, sonoro e anche vocale. È infatti il sofferto falsetto di colui che si fa chiamare Fog Lake a dare ulteriore umanità a composizioni a cui bisogna avvicinarsi con pazienza e predisposizione, ma che sulla lunga distanza possono donare tantissimo. L’opener ‘Cristalline‘, la più ritmata ‘Dakota‘, l’altro singolo ‘Catacombs‘ e la conclusiva ‘June‘ sono ulteriori highlight di un disco a cui sarebbe difficile suggerire modifiche, opera di un musicista che merita senza dubbio maggiore considerazione.

VOTO: 😀



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