Geese: ‘Projector’ (Partisan, 2021)

Genere: art-rock | Uscita: 29 ottobre 2021

New York è una metropoli talmente rock ‘n’ roll che sin dalle medie lo si può studiare al doposcuola. E’ stata proprio una School of Rock reale (non quella di Jack Black) ad aver spronato il chitarrista Foster Hudson, appena 12enne, a interessarsi alle canzoni dei Television, e in seguito a prendersi l’impegno di ascoltare un nuovo album ogni giorno per un intero mese. Finì per prenderci gusto, tanto da protrarre l’attività sino a un anno, creandosi un background musicale che gli ha consentito, una volta alle superiori, di tenere testa al bassista Dominic DiGesu (che aveva frequentato la sua stessa scuola di musica), all’altro chitarrista Gus Green (il cui padre lavorava nel musicbiz, come del resto quello del batterista Max Bassin) e all’impeto creativo sempre in fermento del frontman Cameron Winter (colui che di coloro che si sarebbero chiamati Geese, oggi, è il principale songwriter). Ore ed ore insieme a parlare di musica e a guardare video su YouTube, fino alla decisione di mettere insieme una band, con la cantina della famiglia Bassin location deputata a divenirne la sala prove. Doveva essere un innocuo passatempo in attesa della separazione per conseguire ognuno la propria carriera universitaria, un momento in cui il gruppo si sarebbe obbligatoriamente sciolto. E invece, le tracce che i cinque giovanissimi ragazzi di Brooklyn avevano caricato sul web hanno cominciato a fare il giro della gente che conta, meritandosi, repentinamente quanto inaspettatamente, offerte di grande spessore. L’ha spuntata la Partisan Records, un po’ l’etichetta del momento (Fontaines D.C., Idles, Cigarettes After Sex, Chubby And The Gang), che li ha messi sotto contratto, pubblica questo debutto e, probabilmente, ben presto farà uscire anche il loro sophomore.

Concentrarsi su ‘Projector‘ è però doveroso, vista la quantità di argomenti musicali presenti in un LP realizzato da 19enni che ammettono candidamente di aver suonato live soltanto “8-10 volte” e che ora, giocoforza, partiranno per lunghi tour intra ed extra-continentali. La loro bulimia da streaming è evidenziata dalla moltitudine di influenze che si possono trovare nelle prime 9 canzoni della loro storia, che svariano dal math-rock al punk-funk, dal post-punk al prog, dl noise all’art-rock. E’ peraltro piuttosto evidente come sia tutto quanto filtrato da un gusto estremamente maturo, e con una personalità certificata sia dai fantasiosi intrecci delle chitarre che dalla carismatica voce del frontman. Qualcosa accostabile a colleghi inglesi come Black Midi, Black Country New Road, Squid e Dry Cleaning, ma con più gusto per la melodia e maggiore fedeltà alla forma-canzone, ispirata da mostri sacri come Talking Heads, Velvet Underground e i succitati Television, oltre che da concittadini temporalmente meno remoti come gli Strokes.

E’ proprio questa spiccata attitudine nell’ingarbugliare e poi districare le dinamiche delle proprie composizioni a rendere l’ascolto di ‘Projector‘ un’autentica rivelazione. Tracce come ‘Rain Dance‘ e ‘Disco‘ scaricano adrenalina in maniera tanto sapiente quanto imprevedibile, ma i Geese sono capaci anche di concepire una ballata intensa come ‘First World Warrior‘, o invogliare al ballo in pezzi del ritmo di ‘Low Era‘ e ‘Opportunity Is Knocking‘. Si tratta di un concentrato di creatività e di sostanza che giustifica l’hype intorno a loro, oltre a promettere ancora molto altro per il futuro. Di per sé, al di là di ogni ragionevole dubbio, ‘Projector‘ non può che essere considerato uno dei debutti dell’anno, probabilmente il migliore se si mettono in correlazione qualità con età.

VOTO: 😀



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