Georgia: ‘Seeking Thrills’ (Domino, 2020)

Genere: electro-pop | Uscita: 10 gennaio 2020

A Georgia Rose Harriet Barnes beat e sintetizzatori sono stati familiari sin dall’infanzia. Il padre, Neil Barnes, ha fondato i Leftfield, duo elettronico (ancora oggi in attività) molto quotato durante la metà degli anni ’90. Georgia, però, sembrava destinata a diventare calciatrice: ha giocato nelle giovanili di Queens Park Rangers e Arsenal, salvo poi interrompere l’attività dopo la scomparsa di un allenatore a cui era molto legata. Si concentrò così sulla batteria, studiata alla famosa BRIT School di Croydon, diventando parte delle backing band di Kwes e Kate Tempest. I geni paterni la portarono però a interessarsi di produzioni e composizione in maniera di certo non stereotipata: il suo album di debutto, chiamato semplicemente ‘Georgia‘ e uscito nel 2015, era un bell’attestato di potenziale talento. I paragoni di allora con MIA e Missy Elliott, oltre che essere lusinghieri, possono dare l’idea di quanto fosse fuori dagli schemi la musica della musicista londinese.

Seeking Thrills‘, LP la cui gestazione è stata decisamente lunga, è tutt’altra cosa. Tanto ostico e imprevedibile si mostrava il suo disco d’esordio, quanto convenzionale, e purtroppo anche un po’ insipido, si rivela questo sophomore. E’ chiara l’intenzione di Georgia di divenire fruibile a un pubblico decisamente più ampio, con i riferimenti che paiono ora essere Robyn e i Chvrches. Un calo evidente di ambizione artistica, ripagato da un paio di singoli nella playlist A di BBC Radio 1 quali ‘Started Out‘ e ‘About Work The Dancefloor‘.

Dancefloor che sembra essere l’altro grande obbiettivo di ‘Seeking Thrills’, sin dalla copertina: le ragazze che ballano felici potrebbero farlo su molte delle dodici tracce in scaletta. Un album piacevolmente ballabile non è però automaticamente stimolante all’ascolto, soprattutto in un contesto diverso da quello di un club, ed è purtroppo ciò che capita a questo disco, davvero banalotto dal punto di vista melodico e poco ispirato nella progettazione delle basi: ‘Never Let You Go‘ potrebbe essere il singolo di lancio su Spotify per una popstar qualsiasi, ‘24 Hours‘ non starebbe poi così male nella discografia di Kylie Minogue. Anche i brani rappati, come ‘Mellow‘, non mostrano particolare ardire. A fare migliore figura sono paradossalmente i pezzi più lenti, ad esempio ‘Till I Own It‘ e ‘Ultimate Sailor‘, che quantomeno mettono in mostra le doti vocali di Georgia, anche se allo stesso tempo evidenziano un altro grave difetto di questo disco: la mancanza totale di coesione, che unita alla sensazione di aver ascoltato canzoni come queste già un migliaio di volte, rendono ‘Seeking Thrills‘ davvero poco interessante.

VOTO: 🙁



Lascia un commento