Green Day: ‘Father Of All Motherfuckers’ (Reprise, 2020)

Genere: rock 'n' roll | Uscita: 7 febbraio 2020

La copertina del nuovo album dei Green Day altro non è che la rivisitazione di un’altra celebre cover della band californiana, quella di ‘American Idiot‘, rock-opera da 16 milioni di copie divenuta addirittura un musical di Broadway. La denominazione del 13° LP in carriera per Bille Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool, sempre insieme da ben 34 anni, potrebbe far pensare alla stessa fonte di ispirazione: l’idiota americano era il Presidente degli Stati Uniti d’America di allora, il padre di tutti i figli di puttana il Presidente degli Stati Uniti d’America di oggi.

Le analogie finiscono qui, perché musicalmente ‘Father Of All Motherfuckers‘ è tutt’altra cosa, a cominciare dalla durata: 26 minuti contro 57 (meno della metà), 10 tracce essenziali e concise (per quanto lo possa essere una band da stadio come la loro), e una polemica politica sempre presente ma più sfumata. Quantomeno per il minutaggio delle canzoni, è un disco che ricorda più gli esordi del gruppo, quelli per la piccola etichetta punk Loookout Records, che il loro apice artistico. In realtà l’immaginazione creativa di Billie Joe, probabilmente rinfrescata dalla piacevolissima sortita di un paio di anni fa con i Longshot, è andata ancora più a ritroso, fino agli anni ’50, ’60 e ’70. Little Richard, i Sonics, Martha And The Vandellas, gli Archies e i Mott The Hoople sono le band citatate dal 47enne sempregiovane frontman come maggiori fonti di ispirazione di un album che definisce “soul, Motown, glam e punk” e descrive come “la vita e la morte di un party“.

Difatti, ci si diverte parecchio con ‘Father Of All Motherfuckers‘, molto di più rispetto ai dischi più recenti firmati dalla band della East Bay. ‘Meet Me On The Roof‘, ‘Stab You In The Heart‘ e ‘Sugar Youth‘ rappresentano appieno lo spirito vintage-rock del disco, che ha il solo limite di non riuscire a mantenere quest’ottima idea a lungo: ‘I Was A Teenage Teenager‘ e ‘Graffitia‘ sono delle evitabili concessioni alle arene in cui il trio si esibirà in estate. Il nuovo LP di Armstrong e soci ha però il pregio di avere diverse frecce al proprio arco, frecce rapidissime e che giungono molto vicino al bersaglio sin da subito, come la title-track e openerFather Of All Motherfuckers‘, la successiva ‘Fire, Ready, Aim‘ e il singolo ‘Oh Yeah‘. Non saranno ‘Basket Case‘, ‘When I Come Around‘ e ‘American Idiot‘, ma danno quella botta di vita che ci si aspetta quando su un disco si leggono le parole “Green” e “Day”.

VOTO: 🙂



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