Grimes: ‘Miss Anthropocene’ (4AD, 2020)

Genere: electro dream-pop | Uscita: 21 febbraio 2020

Quando la temperatura in Antartide supera i 20 gradi centigradi, c’è evidentemente necessità di un intervento drastico. Grimes la soluzione ce l’ha: ‘Miss Anthropocene‘, una “dea antropomorfa dei cambiamenti climatici” che possa impersonificarne la pericolosità. ‘Miss Anthropocene‘ è anche il titolo di un intero disco a tema: “ogni canzone è una diversa incarnazione dell’estinzione umana“, disse a Pitchfork più o meno un anno fa parlando del suo nuovo materiale, atteso da un bel po’ (cinque anni) e sopravvissuto alla diatriba personale con la 4AD, con cui questo lavoro chiude la collaborazione in maniera definitiva.

I cambiamenti, peraltro, sono stati significativi anche nella vita privata e professionale della stessa Claire Boucher. Passare da un fidanzato come Devon Welsh dei Majical Cloudz a Elon Musk è come mollare il nerdone occhialuto e brufoloso della propria classe di liceo per mettersi con il capitano della squadra di football. Entrare nei salotti buoni dell’imprenditoria americana provenendo dai rave è qualcosa che da fan e media è stato molto rimproverato alla musicista di Montreal: “Sono stata considerata una ‘cattiva’, per questo ho deciso di rappresentare anche artisticamente questo ruolo“. E’ dunque, questa, un’altra chiave di lettura del tetro personaggio rappresentato in copertina, e una ragione per cui le sonorità di ‘Miss Anthropocene‘ sono meno scintillanti rispetto al precedente ‘Art Angels‘.

In realtà, checché se ne dica in giro, il quinto album in carriera di Grimes è tutt’altro che un disco cupo. Certo, non è così sopra le righe come il terribile e recente singolo ‘We Appreciate Power‘, ed è molto meno smaccatamente pop del suo predecessore del 2015. Rimane, però, super hi-fi e anche super orecchiabile, nonostante Claire abbia scelto di rientrare nell’outfit sonoro di inizio carriera, soprattutto dei tempi del breakthroughVisions‘ del 2012. Si recuperano un po’ quelle atmosfere dream-pop, seppure con maggiore patina, in diversi brani: i singoli ‘Violence‘ e ‘So Heavy I Fell Through The Earth‘ ma anche ‘Idoru‘ e ‘My Name Is Dark‘, annunciata come ispirata dal nu-metal ma in realtà abbastanza fedele alla linea. Piuttosto, sembrano discostarsi dal suo stereotipo pubblico le escursioni world di ‘Darkseid‘ e ‘4ÆM‘, l’incipit acustico di ‘Delete Forever‘ e due lentoni molto ben riusciti come ‘Before The Fever‘ e ‘New Gods‘, non a caso, quest’ultimo, co-prodotto da uno come Dan Carey.

Non possiamo dunque che accogliere positivamente il rientro di Grimes nei ranghi dell’alternativa al mainstream, sebbene il posizionamento seguiti a mantenersi in prossimità del suo confine. ‘Miss Anthropocene‘ è un disco sufficientemente eclettico, molto prodotto, stimolante nei testi e decisamente catchy nelle melodie. Ha il solo difetto di non contenere nulla di eccezionale, come quasi tutta la carriera di un’artista per cui, forse, si erano generate aspettative un po’ troppo elevate.

VOTO: 🙂



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