Gruff Rhys: ‘Seeking New Gods’ (Rough Trade, 2021)

Genere: psych-pop | Uscita: 21 maggio 2021

Dopo sei album solisti, dieci con i Super Furry Animals, due con i Neon Neon e tre con i Ffa Coffi Pawb, le idee di Gruff Rhys non si sono ancora esaurite. Per ‘Seeking New Gods‘, ovvero il suo settimo LP in autonomia, il musicista gallese si è fatto ispirare nientemeno che dalla geografia. In particolare, da un promontorio vulcanico che si trova sul confine tra la Cina e la Corea del Nord, il monte Paektu. L’intenzione era di realizzare un concept-album che ne fosse anche una sorta di biografia (più o meno dal 2333 avanti cristo in poi 😅), ma durante l’avanzamento della scrittura Gruff ha finito per riflettere molto di più su tematiche come il passare del tempo e l’accumulo della memoria collettiva, oltre che su se stesso: “È un disco che parla dei popoli, delle civiltà e degli spazi che le persone abitano per lunghi periodi di tempo. Di come gli esseri umani vanno e vengono, ma la geologia rimane e cambia più lentamente. Inevitabilmente, attraverso la storia della montagna, sono arrivato a parlare di me“, racconta Rhys nella press-release diffusa dalla Rough Trade, l’etichetta che pubblica questo lavoro.

Musicalmente, il disco ha risentito di qualcosa di molto più tangibile: il tour americano del precedente LP in inglese, ‘Babelsberg‘, durante il quale sono state ideate molte delle tracce in scaletta. È dunque il suono di una band quello che si sente in ‘Seeking New Gods‘, che è forse il lavoro solista che più ricorda le eccentriche pop-song dei Super Furry Animals, e che ha certamente giovato dell’affiatamento creatosi con il batterista Kliph Scurlock, il pianista Osian Gwynedd e il bassista Stephen Black, oltre ai contributi delle vocalist Lisa Jên e Mirain Haf Roberts e del trombettista Gavin Fitzjohn. Partito da un monte, il nuovo album di Gruff Rhys è quindi passato per i soundcheck tenuti lungo tutta la West Coast, per arrivare a essere terminato in un piccolo studio nel deserto del Mojave, affidando a Mario Caldato Jr (il celebre “Mario C” dei Beastie Boys) l’incombenza del missaggio definitivo. Proprio la Costa Ovest è così divenuta ulteriore fonte d’ispirazione: sempre la nota stampa cita le influenze degli ‘occidentali’ Gene Clark, Beach Boys, Crazy Horse, Gabor Szabo, Pavement, Grandaddy, Jurassic 5, Terry Riley, Shuggie Otis, Carole King, Joni Mitchell oltre a quelle dei connazionali Gorky’s Zygotic Mynci, Hergest, Heather Jones, Endaf Emlyn e Geraint Jarman: del resto il Galles, a suo modo, è la West Coast del Regno Unito.

Tutta questa corposa erudizione musicale è estremamente udibile in ‘Seeking New Gods‘, un album letteralmente guidato dalle melodie, che pone in primo piano quasi sempre le tastiere. Ne esce pertanto un disco al tempo stesso soffice e denso, che rende l’idea di un viaggio on the road, sebbene effettuato da un manipolo di stravaganti musicisti britannici. All’interno della sterminata discografia dell’artista del North Wales non rappresenta un punto di svolta, ma un consolidamento di uno stile musicale ormai riconosciuto e difficilmente imitabile (‘Mausoleum Of My Former Self‘, ‘Loan Your Loneliness‘, ‘Can’t Carry On‘ e ‘Distant Snowy Peak‘ ne sono, per dirla in termini geografici, i picchi). Vi si riscontrano i consueti pregi (la proverbiale scrittura gradevolmente bizzarra) e difetti (un po’ della conclamata auto-indulgenza), ma è senza dubbio un altro lavoro di evidente valore, frutto di una creatività inesauribile e di un talento che sembra non avere la minima intenzione di invecchiare.

VOTO: 🙂



Lascia un commento