Haim: ‘Women In Music Pt. III’ (Polydor, 2020)

Genere: easy listening | Uscita: 26 giugno 2020

Eppure, quando le Haim fecero la loro comparsa sulle scene musicali nel lontano 2012, avevano tutta l’aria di essere una rockband di ambiziose cantautrici. Sarà che allora andava ancora di moda, che Danielle era stata in tour con Jenny Lewis e Julian Casablancas, ma il trio di sorelle poli-strumentiste era riuscito a guadagnare una certa credibilità tra il pubblico del rock indipendente. L’enorme macchina promozionale che le ha sempre supportate era già a pieno regime, piazzandole strategicamente in apertura di gente come XX, Florence And The Machine, Vampire Weekend, Mumford & Sons, Killers, Phoenix e Kings Of Leon. “Sono roba per voi“, sembravano sussurrare nelle orecchie degli hipster dei primi anni ’10 i furbissimi addetti al marketing della Polydor.

Otto anni e tre dischi dopo, è chiaro come il principale obbiettivo di Alana, Danielle ed Este sia seguitare a compiacerlo, quel pubblico. Il gusto collettivo si è spostato dal rock all’R&B? Taylor Swift e Kacey Musgraves hanno portato il country-folk alle grandi audience? Nessun problema, ecco ‘Women In Music Pt. III‘, un concentrato di tutto ciò che può essere di gradimento a chi possiede un account Spotify. E’ evidentemente questa l’obbiettivo del progetto delle ancor giovani ragazze californiane, dal punto di vista sonoro ottimamente supportate dal team produttivo che ha reso grandi i Vampire Weekend: il loro produttore storico Ariel Rechtshaid e colui che della linea di confine tra mainstream e alternative sta facendo un territorio di conquista, l’ex sodale di Ezra Koenig Rostam Batmanglij.

Ed è abbastanza gradevole ascoltare il primo brano della scaletta di questo disco, una canzone intitolata ‘Los Angeles‘ che pare proprio una versione da Festivalbar dei VW. Potrebbe essere anticipatrice di una precisa direttrice artistica per tutto il resto della scaletta, ma rimane un episodio quasi isolato, perché la smania di piacere a tutti i costi prende il sopravvento e il modello di riferimento diventa l’easy-listening da MTV anni ’90, un R&B annacquato di pop radiofonico tanto orecchiabile quanto sostanzialmente irrilevante. La vacuità estrema di brani come ‘I Know Alone‘, ‘Gasoline‘, ‘3AM‘, ‘Another Try‘ non mostra nulla di più di una hit delle Girls Aloud, o dell’inedito del quarto classificato di X-Factor. Qualcosa di un pochino meglio la si sente nel folk-pop da autoradio di ‘The Steps‘, ‘Up For A Dream‘ e ‘I’ve Been Down‘, ma siamo sempre su livelli risibili, soprattutto perché in questo lavoro non si intravede nessuna ambizione artistica, e di conseguenza alcuna benché minima personalizzazione del modello di riferimento, già di per sé tutt’altro che ricercato. Rispetto a fake-artist come Lana Del Rey e Dua Lipa, va dato atto alle sorelle Haim, quantomeno, di saper suonare, cantare e scrivere una canzone. Ma un risultato finale che fa sembrare Phoebe Bridgers la nuova congiunzione astrale tra Lennon, McCartney, Dylan, Young e Bowie, non dovrebbe quantomeno pungolare nell’orgoglio chi ha avuto l’ardire di concepirlo?

VOTO: 🙁



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