Helado Negro: ‘This Is How You Smile’ (RVNG, 2019)

Genere: synth-folk | Uscita: 8 marzo 2019

Musicista maturo e di lungo corso, Roberto Carlos Lange ha iniziato a comporre nel 2002, dopo che aveva già mostrato velleità artistiche attraverso visual e installazioni. Le sue prime opere musicali, interamente strumentali e basate su campionamenti, erano un po’ la trasposizione in note delle sue performance, riuscivano ad amalgamare psichedelia, gusto retrò e cumbia, chiara eredità delle proprie origini ecuadoregne. Tale miscuglio ha accompagnato Roberto fino al primo album con il ‘definitivo’ moniker di Helado Negro: da quel ‘Awe Owe‘ del 2009, pubblicato dalla Ashtmatic Kitty di Sufjan Stevens, il suo percorso surreal-sperimentale ha imboccato sempre più convintamente la direzione di una maggiore fruibilità, fino a che la RVNG International, la label che fu di Julia Holter e oggi ha in roster Holly Herndon e The Body, non l’ha messo sotto contratto.

Vista l’accoglienza e la crescente popolarità, si può dire che ‘This Is How You Smile‘ sia il disco della svolta per Lange, e non soltanto per l’8.5 e il “best new music” appioppatogli da Pitchfork. Quest’opera è davvero la più intrigante e veicolabile evoluzione della sua musica, che comunque mantiene quel mood sognante e vellutato già presente nell’esordio di dieci anni fa. Dire che siamo di fronte alla versione indietronica di Devendra Banhart non è poi così sbagliato, anche per la frequente alternanza di inglese e spagnolo nelle liriche dei propri brani.

E’ una proposta profondamente e orgogliosamente personale quella a firma Helado Negro, che riassume in musica quella che è stata la sua storia, lui figlio di immigrati latino-americani in Florida poi trasferitosi nella hipsterissima New York. L’Ecuador, Miami e la Grande Mela sono allo stesso modo presenti nelle musiche e nei testi di ‘This Is How You Smile‘, esplicito rimando a un racconto della scrittrice Jamaica Kincaid in cui una madre immigrata istruisce la figlia sulla gamma di sorrisi che può mostrare a chi non si dovesse comportare troppo umanamente con lei. Esempio più eloquente è l’opener (e anche il brano migliore in scaletta), ‘Please Won’t Please‘, in cui una docile e suggestiva melodia si dispiega flemmatica su un beat tutt’altro che invadente, supportata da un testo quanto mai attuale (“Lifelong history shows that brown won’t go / Brown just glows“).

Il calore umano che sprigiona questo pezzo, e in maniera quasi analoga tutte le dodici tracce in scaletta, è qualcosa che non si avverte spesso in giro, soprattutto se in unione con una così sapiente e ponderata scelta degli elementi sonori folk, funk e soul che le vanno a comporre. Anche per questo vanno tributati a Roberto Carlos Lange in arte Helado Negro la giusta attenzione e il massimo rispetto, perché è uno che fa e dice cose che, senza fare troppo baccano, lasciano il segno.

VOTO: 😀



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