In Our Sea: ‘Flowers! Swallow Me!’

🎵 Alternative-folk | 🏷 In Our Sea | 🗓 5 luglio 2024

Queste poche righe sono un’inedito per questo blog. Ovvero, una recensione di un disco capitato all’ascolto per caso in una settimana di scarso affollamento nella programmazione delle uscite discografiche, di cui sostanzialmente non si riesce a trovare alcune informazione. Non si conosce chi compone la band (sempre che di band si tratti), da dove provenga, da quanti elementi sia formata. L’unico aspetto certo è che si tratta di un’autoproduzione.

Si lasci parlare la musica!” è una frase fatta che per una volta diventa calzante nel caso di ‘Flowers! Swallow Me!‘ degli In Our Sea, pubblicato sulle piattaforme streaming lo scorso 5 luglio senza nessuna nota a supporto, nessuna pagina Bandcamp, nessuna indicizzazione su Google. Apple Music, oltre a sancire che l’LP in questione è il terzo della loro carriera, dà almeno una mano nei credits: a scrivere le canzoni è soprattutto tale Nathan Carlson, a volte coadiuvato da Ronan Rolston. Il produttore si chiama Jackson Baker, che ha lavorato ai suoni insieme a Erith Wenkman. Leggendo i “riconoscimenti“, si apprende anche che Colin Edwards suona spesso il basso, che John Moran e Nicholas Venn si scambiano la chitarra, che Jesse Akers si occupa della batteria, e che vari collaboratori cantano i cori.

Ipotizziamo, ma in maniera assolutamente sommaria, che la denominazione del collettivo possa essere una sorta di crasi citante ‘In The Aeroplane Over The Sea‘ dei Neutral Milk Hotel, giacché gli elementi che compongono le dieci tracce della scaletta sono assai assonanti: un rock alternativo che parte dal country-folk con alcune digressioni punk. Vengono in mente anche i Bright Eyes, non a caso band (una volta) folk formata da musicisti con un passato punk.

Oltre ad avere una copertina misteriosa quanto basta ad aumentare la curiosità sui connotati degli In Our Sea, questo ‘Flowers! Swallow Me!‘ è, al di là di chi l’ha composto e suonato, un disco ben fatto. Non un capolavoro, non qualcosa che si ricorderà a fine anno, ma un album che ha pieno diritto di cittadinanza, sia per la sua capacità di sintesi (in 31 minuti di cose ne succedono diverse), sia per le melodie che, a giro piuttosto stretto, rimangono impresse.

Colpisce anche il ‘coraggio’ di aprirlo con un brano registrato live (‘Bugs Song‘, puro folk-punk come se fosse una dichiarazioni di intenti) e una discreta varietà stilistica che conferisce una distinta personalità a ciascuna delle tracce in scaletta: ‘Meet Me In The Middle‘, ‘Rancid (Hand-Rolled Cigarettes)‘, ‘Sparks‘ e ‘Secret Of The Quiet Night‘ sono ballate alt-folk di buona intensità e intelligente stratificazione, la tastiera di ‘When You Kissed Me I Went Dumb‘ ha davvero un perché nell’economia di una delle canzoni migliori del lotto, ‘Foul Temptations‘ è un rock sghembo che sarebbe potuto venire in mente anche a uno dei due Libertines. Colpiscono pure il crescendo di ‘Garden Song‘ e l’apparente serenità country di ‘(By The Time I Go To) Asheville‘, che in realtà cela un testo piuttosto amaro. Ecco, le liriche mai scontate sono un’altra freccia all’arco di un gruppo di persone che ha, quantomeno, realizzato il disco migliore della settimana. Ne incorporiamo la playlist presente su YouTube sperando di aumentarne le (scarse) visualizzazioni. Sarebbe meritato.

🙂



 

Lascia un commento