Indigo De Souza: ‘All Of This Will End’ (Saddle Creek, 2023)

Genere: grunge-pop | Uscita: 28 aprile 2023


Squadra che vince non si cambia, per Indigo De Souza. Come il precedente, ottimo ‘Any Shape You Take‘ (2021), ‘All Of This Will End‘ esce per la stessa etichetta, la Saddle Creek, è stato prodotto insieme ad Alex Farrar (che aveva contribuito anche al disco di due anni fa), con la stessa backing-band e ancora una volta con un dipinto della madre, l’artista Kimberly Oberhammer, in copertina. Rimasta nella sua amata Asheville (Carolina del Nord), ha registrato queste sue nuove canzoni nei locali Drop Of Sun Studios.

Faccio parte di comunità incredibile, amo il luogo in cui vivo e sono circondata da persone davvero speciali, che si dedicano agli altri e alla loro felicità. Si può dire che ora la mia musica provenga da un luogo di riflessione davvero centrato“, spiega la cantautrice americana, che si è data pieno potere decisionale sulle sue composizioni, arrangiate con l’aiuto prezioso del chitarrista Dexter Webb e del batterista Avery Sullivan. È dunque una persona nuova quella che ha scritto undici canzoni che, a dispetto del vigore e della vitalità che esprimono musicalmente, trattano di difficoltà, paure e fragilità rivisitando i momenti salienti di una giovane vita.

Non è però facile farle coesistere con un’estetica così smaccatamente pop, che finisce per mitigare dei brani che sarebbero potuti essere anche punk per quanta sincerità e temperamento si trovano a raffigurare. Ed è forse il peccato capitale di questo disco, che è un passo indietro rispetto al precedente proprio per scelte stilistiche che paiono inopportune: immediatezza e fruibilità non vengono compensate da profondità e imprevedibilità, con la succitata componente pop che funge semplicemente da addobbo, a dire il vero un po’ kitsch.

Un produttore esperto come Brad Cook, l’unica figura non presente rispetto all’LP di due anni fa, non avrebbe probabilmente permesso di piazzare un tremenda cassa da discoteca in ‘Smog‘, uno dei pezzi liricamente più interessanti. Altrettanto pleonastica è la tastiera caramellosa di ‘You Can Be Mean‘, quasi incomprensibile in un brano così ruvido. Anche ballate quali ‘Losing‘ e ‘Younger & Dumber‘ non paiono elevarsi da una piatta normalità, tanto che le cose migliori risultano, alla fine, quelle meno sovra-strutturate, come l’indie-pop di ‘Parking Lot‘ e il dark-folk di ‘Not My Body‘. La vera Indigo, però, la si riconosce in un brano come ‘Always‘, sghembo e ambizioso, noncurante della forma ma pregno di sostanza. Peccato si tratti di un solo episodio su undici, percentuale che sancisce una piccola delusione.

VOTO: 😐



Lascia un commento