Jeff Tweedy: ‘Love Is The King’ (dBpm, 2020)

Genere: alt-country | Uscita: 23 ottobre 2020

Dopo una vita passata a rendere grandi gli Uncle Tupelo e soprattutto i Wilco, negli ultimi due anni Jeff Tweedy si è preso molto tempo per sé stesso. Ben tre gli album solisti in un così breve tempo, oltre alla scrittura di (addirittura) due libri. Nel frattempo, il musicista illinoisano ha anche pubblicato un LP con la propria band principale, a cui avrebbe dovuto seguire un tour americano interrotto dopo sole tre date. E’ una delle ragioni per cui è nato ‘Love Is The King‘, concepito e registrato durante il lockdown nello studio privato della sua abitazione di Chicago, insieme ai figli Spencer e Sammy. Un disco non programmato, ma che funge da dispensa pratica del suo sophomore in libreria, ‘How To Write One Song‘, seguito dell’autobiografia ‘Let’s Go (So We Can Get Back)‘, giunta al sesto posto della classifica di vendita dei libri non di racconti stilata del New York Times.

Come si scrive una canzone“, del resto, Tweedy lo sa da tempo immemore: non era neanche la metà degli anni ’80 quando cominciò a suonare con i fratelli Farrar nella band che sarebbe poi diventata gli Uncle Tupelo. A maggior ragione ne è consapevole a 53 anni, costretto in casa dalla quarantena, e stimolato dall’idea di comporre un brano al giorno insieme ai due eredi: musicista completo Spencer (con cui aveva già duettato in una band denominata con il loro cognome, Tweedy, autrice di un album nel 2014), meno Sammy, che ha comunque contribuito ai cori. Curioso, peraltro, che queste canzoni siano state proposte per la prima volta in una serie di live streaming a cadenza settimanale trasmessi dalla pagina Instagram della moglie Sue (@stuffinourhouse), perché il buon Jeff non ne ha una sua. Insomma, ‘Love Is The King‘ è una vera e propria impresa a conduzione famigliare.

La genesi casalinga di questo lavoro si sposa particolarmente bene con quella che è stata la tendenza degli album più recenti del frontman dei Wilco, da solo o con band: ovvero, grande predominanza dell’acustico, alla stregua di ‘Schlimco‘ (2016), ‘Warm‘ (2018), ‘Warmer‘ (2019) e ‘Ode To Joy‘ (2019), con l’elettrico utilizzato unicamente come opzione rafforzativa (‘Bad Day Lately‘, ‘Half-Asleep‘) o di contorno (‘Gwendolyn‘, ‘Natural Disaster‘ e i frequenti assoli lungo tutta la scaletta). Non inventa dunque nulla di nuovo questo disco, finendo per insistere stoicamente su quel genere musicale che il Nostro ha da sempre prediletto, ovvero il country/folk. Trasmette, però, quel senso di calore domestico in cui ha preso vita (‘Opaline‘, ‘A Robin Or A Wren‘, ‘Save It For Me‘, ‘Guess Again‘), riprendendo i grandi quesiti esistenziali (‘Bad Day Lately‘, ‘Troubled‘) dei due recenti lavori in autonomia e dell’autobiografia. Insomma, è una replica della versione, molto onesta e consapevole, del Tweedy cantautore ed essere umano degli ultimi tempi. È dunque rilevante per ciò che trasmette, non per il come. Anche se – come ricorda il suo ultimo libro – Jeff le canzoni sa come scriverle, eccome.

VOTO: 🙂



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