Jonathan Wilson: ‘Rare Birds’ (Bella Union, 2018)


Negli ultimi tempi, Jonathan Wilson ha frequentato molto Roger Waters. E’ stato con lui in studio a suonare chitarra e tastiere per ‘Is This the Life We Really Want?‘, lo ha accompagnato nel tour successivo. Bastano le prime note di ‘Trafalgar Square‘ per capire che l’incontro non è stato ininfluente per la sua musica, che il psych ha avuto la definitiva supremazia sul folk, e il resto dell’album lo conferma. C’è una over-produzione tipicamente pinkfloydiana, persino fiati e synth si aggiungono alla classica strumentazione in uso abituale a casa Wilson. Insomma, sono lontani i tempi di ‘Gentle Spirit‘ (2011), anche se c’è da dire che il dono della sintesi il buon Jonathan non l’ha mai avuto.

Rare Birds‘ è un lavoro in cui vi è tantissimo, e di certo molto è superfluo. Però (e questo è un complimento) è un disco in cui non si riesce a capire cosa sia superfluo. E’ un album che vive di una magniloquenza che ne è tratto distintivo, che riesce a rendere non troppo interminabili le manciate di minuti (spesso sopra i 6) dei brani che contiene, sebbene alla fine duri quasi come una partita di calcio. Poi, chi dovesse ribattere che per ascoltare roba così allora meglio i War On Drugs, avrebbe probabilmente ragione.

VOTO: 😐



 

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