Jónsi: ‘Shiver’ (Krunk, 2020)

Genere: electronic art-pop | Uscita: 2 ottobre 2020

Con la band con cui è diventato celeberrimo, i Sigur Rós, sostanzialmente fermi da più di 7 anni (‘Kveikur‘, il loro LP più recente, è di giugno 2013) e ‘atomizzati’ a due soli elementi, il 2020 ha tutta l’aria di essere un anno di ripartenza per Jón Þór Birgisson, meglio conosciuto come Jónsi. Non soltanto musicalmente, ma anche a livello personale: “Abbiamo rotto sei mesi fa, forse un anno…“, rivela al Guardian a proposito della sua relazione con Alex Somers, compagno di vita da oltre 16 anni oltre che frequente sodale artistico. Era probabilmente il momento giusto per riprendere il filo del discorso cominciato (e subito interrotto) 10 anni fa con ‘Go‘, primo e sinora unico album solista del musicista islandese ora di stanza a Los Angeles.

In quel caso, la novità fu rappresentata dalle liriche in inglese, oltre che da una maggiore predominanza della forma canzone rispetto alle destrutturatissime composizioni della sua band principale. ‘Shiver‘ seguita nell’utilizzo predominante dell’idioma anglo-sassone (9 tracce su 11) e mette in campo un’inedito quanto estremamente consistente utilizzo dell’elettronica sperimentale di A.G. Cook, fondatore del collettivo PC Music e collaboratore abituale di Charli XCX. È proprio di Cook la co-produzione del disco, così caratterizzante da renderlo un sostanziale co-autore: da esperto remixer mette mano ai brani scritti da Jónsi modellandoli attraverso i suoi caratteristici beat perentoriamente abrasivi.

Sarebbe potuto essere, ‘Shiver‘, l’album della svolta elettronica dei Sigur Rós, se i Sigur Rós ancora esistessero. Sono difatti inconfondibili le fluttuanti e dilatate trame vocali, non certo dissimili da quelle sviluppate nella corposa discografia della seminale band di Reykjavik. D’altra parte questi brani sono stati scritti in tempi non sospetti: di alcuni di essi la prima stesura è di addirittura 20 anni fa, ed è dunque verosimile che in origine non fossero destinati a un solo-project.

La congiunzione, apparentemente naturale, di queste vecchie e nuove canzoni con i suoni congegnati da Cook è il grande merito del producer inglese, che caratterizza ciascuna delle tracce in scaletta rispettandone l’evoluzione e, anzi, contribuendo a renderle ancora più incisive. È il caso della title-track ‘Shiver‘, il cui crescendo emozionale è splendidamente sottolineato dall’intensificarsi dei suoi battiti rumorosi. E se ‘Wildeye‘, ‘Kórall‘ e ‘Swill‘ si caratterizzano per la presenza continuativa di una peculiarissima componente sintetica, in ‘Cannibal‘ (con Elizabeth Fraser), ‘Hold‘ e ‘Grenade‘ Cook rimane in apparente disparte, lasciando alla magia della voce di Jónsi la giusta ribalta. È dunque un esperimento riuscitissimo ‘Shiver‘, esempio di collaborazione fattiva in cui entrambe le parti in causa danno il meglio di sé abbracciando, senza soffocarlo, il talento altrui.

VOTO: 😀



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