Julia Jacklin: ‘Pre Pleasure’ (Transgressive, 2022)

Genere: sophisti-folk | Uscita: 25 agosto 2022

Che Julia Jacklin faccia di tutto per non ripetersi, lo dimostra il fatto che ognuno dei suoi tre LP pubblicati sinora sia stato curato da un diverso produttore. Per ‘Pre Pleasure‘, che ha il difficile compito di non disattendere le alte aspettative createsi dopo l’ottimo ‘Crushing‘ (2019), il sodalizio con Marcus Paquin (già al lavoro con National e Weather Station) ha significato anche un momentaneo trasferimento a Montreal, in Canada. Non proprio dietro l’angolo per un’australiana di Melbourne, che appena occupato il suo nuovo appartamento nel Quebec ha cominciato a comporre utilizzando, anziché la solita chitarra, una tastiera Roland.

È indicativo, questo, di un disco che coniuga una raggiunta maturità, artistica e personale (Julia ha da poco superato i 30), a una versatilità favorita anche dalle tante collaborazioni: una vera e propria backing band incentrata su Ben Whiteley e Will Kidman degli stessi Weather Station, e un’intera orchestra (di stanza a Praga, ndr) che ha suonato gli arrangiamenti di Owen Pallett in persona. In realtà, la scrittura della cantautrice cresciuta sulle Blue Mountains non viene particolarmente indirizzata dalla più ampia opportunità di scelta stilistica, sebbene drum-machine, tastiere di vario tipo e archi le colorino con maggiore eclettismo rispetto all’indie-folk dei lavori precedenti.

Così, in ‘Pre Pleasure‘ si può trovare un alt-rock fatti e finiti come ‘I Was Neon‘ e ‘Be Careful With Yourself‘, ma anche brani delicatissimi come ‘Too In Love To Die‘ (praticamente solo voce e organo) e ‘Less Of A Stranger‘ (praticamente solo voce e chitarra acustica) oppure folk-pop sofisticati quali ‘Lydia Wears A Cross‘, ‘Love, Try Not To Let Go‘ ed ‘End Of A Friendship‘. A legare il tutto ci sono le riflessioni su di sé e sulla vita in genere in cui la Jacklin si rivela sempre assai incisiva, e una particolare inclinazione per le ampie aperture melodiche, ispirate dai suoi recenti ripetuti ascolti di “big pop music” come quella di “Celine Dion, Robyn e Luther Vandross“. Che chissà quanto darebbero per avere in repertorio almeno un paio di canzoni come quelle contenute in questo disco, altra prova di grande songwriting di un’artista che si conferma stabilmente tra i top di genere.

VOTO: 😀



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