Khruangbin: ‘Mordechai’ (Dead Oceans, 2020)

Genere: psychedelic funk | Uscita: 26 giugno 2020

I primi passi del lungo percorso che avrebbe portato alla formazione dei Khruangbin, vennero compiuti nella band gospel della chiesa di St. John a Houston, Texas. Ci suonavano sia Mark Speer, che già impugnava la chitarra, che DJ Johnson, a cui anziché la batteria era stato affidato l’organo. Nacque un’amicizia che sarebbe tornata buona qualche anno dopo, quando Speer, insieme alla collega bassista Laura Lee-Ochoa, aveva deciso di formare un gruppo che avesse come estetica preminente un suono psichedelico guidato dal basso. Del resto era stato proprio Mark a insegnare lo strumento a Laura, e grazie a quelle lezioni entrarono entrambi nella live-band di Yppah, artista Ninja Tune che all’epoca apriva i concerti di Bonobo. Fu proprio la frequentazione col celebre producer/musicista losangelino che portò lo stesso Bonobo a inserire un brano dei Khruangbin nel suo ‘Late Night Tales‘, che permise di farli conoscere a un pubblico molto più ampio di quello dei loro primi live.

Fondamentale, nella relazione personale e artistica tra Speer e la Lee, fu la comune passione per la world music, soprattutto per i sottogeneri della musica popolare di medio e estremo Oriente. Fu Laura, che intanto si era messa a studiare il thailandese, che scelse il nome Khruangbin e indirizzò tutto il loro primo album, ‘The Universe Smiles Upon You‘ (2015), influenzato dalla tradizione funk (!) di Bangkok e dintorni. ‘Con Todo El Mundo‘, il seguito (2018), inglobava elementi della tradizione musicale latino-americana, mentre questo nuovo ‘Mordechai‘, a leggere la press-release, sarebbe stato ispirato dal folklore di “Pakistan, Corea e Africa occidentale“. A un ascolto meno etnicamente approfondito, il terzo LP in carriera del trio texano potrà essere gradito da chi già aveva apprezzato il precedente, rimanendo invariato quel tocco funk-psichedelico che ne ha caratterizzato da sempre il suono. Grande novità rispetto al passato, però, è la presenza di parti vocali in quasi tutte le dieci tracce in scaletta, che in metà dei casi danno vita a vere e proprie canzoni, interpretate dalla stessa Lee-Ochoa.

Mordechai‘ è dunque un upgrade, almeno nelle multi-dimensionalità musicale, per i Khruangbin, una band che ha un tocco unico nel coniugare tutto quando citato sopra, inglobandolo in un suono mellifluo, intrigante, da un certo punto di vista anche rassicurante e rilassante (‘If There Is No Question‘, ‘One To Remember‘, ‘Shida‘). Se fosse ancora in voga il termine “chill-out“, calzerebbe a pennello per queste dieci composizioni, che sopratutto nei singoli anticipatori si trasformano in veri e propri brani alt-pop capaci anche di far ballicchiare (‘Time You And I‘, ‘Pelota‘, ‘So We Won’t Forget‘), certamente di intrattenere. La musica dei Khruangbin è a suo modo geniale perché può essere fruita su diversi livelli: ottima per quello distratto di una sala d’attesa, perfetta per rendere cool un aperitivo estivo, stuzzicante se approfondita con attenzione in cuffia. Un eclettismo fruitivo che ne sottolinea ulteriormente la specificità e ne giustifica l’hype.

VOTO: 🙂



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