King Krule: ‘Man Alive!’ (XL Recordings, 2020)

Genere: experimental-punk | Uscita: 21 febbraio 2020

Che Archy Marshall andasse di fretta fu evidente sin da subito, addirittura palese quando, nel 2013, uscì il suo album d’esordio ‘6 Feet Beneath The Moon‘. Colui che artisticamente si fa chiamare King Krule all’epoca aveva appena 19 anni, ma era già perfettamente in grado di realizzare uno dei dischi più influenti della musica inglese degli anni ’10. Punk, jazz, soul e hip-hop sono sempre stati gli ingredienti principali con cui assemblare i propri bozzetti sonori, profondamente ispirati dall’urbanità del sud di Londra (per l’esattezza del quartiere di Peckham), ma anche esclusivamente congegnati dalla sua fervida e feconda immaginazione.

Un ragazzo così precoce, Archy, che a 25 anni era già padre di Marina, nata lo scorso marzo dalla relazione con la fotografa Charlotte Patmore. Un evento che ha evidentemente modificato la sua visione delle cose, oltre ad averlo convinto a trasferirsi dalla capitale alle campagne del Cheshire, nel nord-ovest del paese, per allontanarsi dai circoli viziosi della grande città: “A Londra stavo seduto tutto il giorno senza fare nulla, sul tardi andavo al pub, ero sempre depresso e ubriaco e stava diventando un’abitudine. Proprio nel bel mezzo della registrazione del disco, nella mia vita si presentò questo grande cambiamento, un cambiamento che all’inizio non capivo, ma era un po’ come ‘Oh, è meglio se mi do una regolata!“, racconta Marshall nella nota stampa di questo ‘Man Alive!‘, il suo terzo LP in carriera. Anche per questo è un disco che “ha più senso se lo ascolti per intero, perché inizia in modo frenetico e aggressivo, poi per il resto si calma e alla fine diventa commovente.

Si tratta dell’album più breve della discografia del cantautore inglese: 40 soli minuti rispetto agli addirittura 67 di ‘The Ooz‘ (2017) e dei 52 dell’esordio. Una concisione che non è tanto in termini numerici (le tracce sono comunque 14) ma di singola durata, con ben la metà dei pezzi sotto i tre minuti e soltanto due appena sopra i 4. Numeri utili a sottolineare la sensazione di incompiutezza di molte tracce, come ad esempio ‘Supermarché‘, che termina all’improvviso appena raggiunto il proprio climax. E’ caratteristica di King Krule quella di non considerare alcuna convenzione nella costruzione dei propri brani, ma in ‘Man Alive!‘ c’è forse un’auto-indulgenza un po’ eccessiva: ‘Perfecto Miseable‘, ‘Slinky‘, ‘Airport Antenatal Airplane‘, ‘Draag On‘, ‘Theme For The Cross‘ e ‘Please Complete Thee‘ tergiversano davvero troppo, paiono mancare di rifinitura e soprattutto di quella tensione urbana che dava tiro alle sue composizioni. Sarà il trasferimento in campagna, l’imborghesimento genitoriale, ma sembrano tutti interludi tra quelli che sono i quattro pezzi forti del disco: il punk minimale dell’iniziale ‘Cellular‘, il post-punk intasato di rumore di ‘Comet Face‘, una splendida ballata malata come ‘Alone Omen 3‘ e il crooning biascicato di ‘Underclass‘. Un po’ poco per quelle che erano le aspettative nei confronti di chi, pur sempre nella difformità, ha fatto dell’incisività la propria firma. E che, soprattutto, ha in curriculum due dischi di gran lunga superiori.

VOTO: 😐



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