Kings Of Convenience: ‘Peace Or Love’ (EMI, 2021)

Genere: acoustic-folk | Uscita: 18 giugno 2021

Erlend Øye ed Eirik Glambek Bøe sono, soprattutto, due vecchi amici. Nati e cresciuti a Bergen, sulla costa occidentale della penisola scandinava, hanno frequentato le stesse scuole, la stessa classe, e hanno suonato nella stessa band (che si chiamava Skog). Poi, a un certo punto, si sono messi a scrivere e suonare canzoni da soli, utilizzando solamente le loro voci e le loro chitarre acustiche. Hanno cominciato a girare qualche festival, si sono fatti notare dal produttore dei Coldplay, hanno scelto il titolo giusto, ‘Quiet Is The New Loud‘, per un album d’esordio che fu quasi reazionario nei confronti di tutti quei rumori provenienti dagli anni ’90 e che band come Strokes e Libertines seguitavano a emettere.

Il silenzio è il nuovo rumore“, quasi un manifesto programmatico che, esattamente 20 anni dopo, non è mai stato tradito, almeno nei progetti comuni. Quelli indipendenti sono stati molti, soprattutto da parte di Erlend, che ha fondato un’altra band in quel di Berlino, i Whitest Boy Alive, ha fatto uscire qualche album solista, si è stabilito a Siracusa dove ha messo in piedi un’altra band ancora, La Comitiva. Eirik, dal carattere meno estroverso, è rimasto più sulle sue anche professionalmente, oltre che fedele alla fredda città natale. A un certo punto ha riesumato quel vecchio complessino del liceo, che nel frattempo aveva cambiato nome in Kommode, facendo uscire (era il 2017) un album più che discreto. L’amicizia è rimasta intatta, sempre e comunque, anche se erano ormai 12 anni che i Kings Of Convenience non entravano insieme in uno studio di registrazione: “Con tutti quei conflitti e differenze di vedute che ci sono stati tra noi, penso potremmo scrivere un libro sulla terapia di coppia“, scherza Glambek Bøe in un’intervista all’Independent.

Non è peraltro semplice incidere un disco come fanno loro: “È sorprendentemente difficoltoso registrare due voci e due chitarre in una stanza. Non possiamo fare il minimo errore, perché non possiamo coprire le sovraincisioni con il rumore, come farebbero i Kings Of Leon. Quindi dobbiamo essere sempre presenti e concentrati. Ci sono così tanti fattori che devono essere al loro posto perché tutto suoni naturale, e facile, e piacevole, e bello, e credibile“, spiega Øye centrando il punto, la ragione per cui i due musicisti norvegesi, pur facendo la stessa identica cosa da tutti questi anni, seguitino a sembrare così speciali. Si può definire in molti modi: spontaneità, dedizione, sincerità, empatia.

Anche ‘Peace Or Love‘, perché venga apprezzato appieno, deve essere ascoltato nelle cuffie, in silenzio, senza rumori di sottofondo. Ci si potrà così immaginare in quella sala di registrazione, si potranno sentire nitidamente i pizzichi alle corde, persino i respiri tra una strofa e l’altra. Non tanto nei bei singoli ‘Rocky Trail‘ e ‘Fever‘, quanto nelle quietissime ‘Rumours‘, ‘Comb My Hair‘, ‘Love Is A Lonely Thing‘ (a proposito, c’è Feist che duetta in due brani, come avvenne nel sophomoreRiot On An Empty Street‘ del 2004), ‘Ask For Help‘, ‘Washing Machine‘. L’unica concessione a qualcosa di (parzialmente) inedito è la bossanova di ‘Catholic Country‘ (che Erlend aveva però approcciato nel suo LP solista ‘Legao‘ del 2014). È una scelta precisa, quella di dare un rigoroso posizionamento sonoro e musicale ai Kings Of Covenience, lasciando le divagazioni su altri temi ai dischi solisti dei due componenti. Una consuetudine che può reggere il peso delle repliche soltanto se viene reiterata poco frequentemente nel tempo mantenendo un’alta qualità compositiva. ‘Peace Or Love‘ rispetta entrambi questi parametri, e proprio a causa del lungo iato intercorso ripropone Erlend ed Eirik, anche a noi che li ascoltiamo da così tanto tempo, per quello che sono: soprattutto, due vecchi amici.

VOTO: 😀



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