Kiwi Jr: ‘Cooler Returns’ (Sub Pop, 2021)

Genere: slacker-rock | Uscita: 22 gennaio 2020

A chiunque fosse capitato di ascoltare ‘Football Money‘, l’album di debutto dei Kiwi Jr uscito a marzo 2019, era stato chiaro sin da subito come questo esuberante quartetto canadese avesse diritto a un maggiore airplay rispetto a quello che avrebbe potuto dargli una minuscola label come la Persona Non Grata. Le orecchiabilissime composizioni di Jeremy Gaudet (voce, chitarra), Brohan Moore (batteria), Mike Walker (basso) e Brian Murphy (chitarra; è anche il bassista degli Alvvays, ndr) non potevano rimanere celate a lungo dai radar delle grandi etichette indipendenti. È stata la Sub Pop ad accorgersi per prima di loro, mettendoli sotto contratto e indirizzandoli alla pubblicazione di quello che è sì il loro sophomore, ma su larga scala rappresenta una première. Un connubio esteticamente perfetto, tanto sprizzano anni ’90 da tutti i pori entrambe le componenti in questione.

È del resto indubbio come i Kiwi Jr intendano proseguire la tradizione tutta nord-americana del rock da college, quello suonato nelle radio studentesche e alle feste dei licei, di cui fulgidi esempi sono stati Lemonheads, Fountaines Of Wayne, Nada Surf e i primi Weezer. Un’attitudine rotondamente pop ma più energica e gioiosa rispetto alla media, che ha come logica destinazione il palco di un festival, dunque qualcosa di molto lontano da ciò che è nella disponibilità di tempi come questi. Il quartetto dell’Ontario sembra non interessarsene, impersonificando un anelito di normalità con 13 canzoni veloci, immediate e senza fronzoli, che sicuramente devono più che qualcosa all’ingegno slacker dei Pavement (‘Only Here For A Haircut‘ sembra quasi una citazione), mentre tra i pop-rocker più recenti è l’accostamento ai Rolling Blackouts Coastal Fever a sembrare il più calzante, anche per una componente jangle che ogni tanto fa significativo capolino (‘Maid Marian’s Toast‘, ‘Dodger‘).

Rispetto al quintetto australiano, i Kiwi Jr sono meno raffinati ma più eclettici, anche nell’utilizzo di una strumentazione che mischia spessissimo acustico a elettrico e vi aggiunge altrettanto di sovente delle tastiere e persino un’armonica. Elementi utili a conferire quell’aura euforica a canzoni corroborate da testi ricchi di ironici nonsense (“I take photos of your photos and they really move people“), coretti punk (‘Undecided Voters‘, ‘Highlights Of 100‘, ‘Omaha‘), e riff accattivanti (‘Guilty Party‘, ‘Domino‘, ‘Norma Jean’s Jacket‘). Il goal di ‘Cooler Returns‘ è sempre e comunque divertire, e con melodie di grandissimo impatto come quelle di ‘Tyler‘, della title-trackCooler Returns‘ e di ‘Waiting In Line‘ l’obbiettivo è pienamente raggiunto. Per maggiori riflessioni e più complessità, cercare altrove. Per cantare a squarciagola battendo il piedino, il disco è quello giusto.

VOTO: 😀



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