Le nuove band del weekend: Hatchie, Possum, Merival, Rhythm Method

The dream-pop idol of tomorrow“: così Pitchfork definì Hatchie al momento dell’uscita dell’EP di debutto ‘Sugar & Spice‘ nel 2018. Sebbene le immagini ritraggano sempre e comunque Harriette Pilbeam, la pagina Facebook del gruppo (?) australiano parla di quattro componenti. Ciò che più importa è che l’album di debutto ‘Keepsake‘, uscito venerdì per Heavenly, abbia riscosso unanimi consensi, e mostrato una buona versatilità, dal synth-pop (come in ‘Stay With Me‘) allo shoegaze.


I Possum sono quattro giovani psych-rocker di Toronto che danno una loro versione dilatata, rumorosa e claustrofobica del genere. ‘Space Grade Assembly‘, il titolo del loro album d’esordio uscito (per Garment District Records) nel weekend, dà anch’esso un’idea di quella che è l’inclinazione della loro musica, e contiene un paio di cavalcate sonore da oltre 7 minuti che sarebbero piaciute molto ai krautrocker dei tempi che furono. ‘Party Jam‘ di minuti ne dura solo tre, ma mostra comunque personalità.


Da Toronto arriva anche Anna Horvath in arte Merival, pure lei all’esordio con un mini-album, ‘Lesson‘, in giro dall’altro-ieri. Il suo è un alternative-folk che molto guadagna dalla vocalità e dall’interpretazione della giovane cantautrice, che sulla propria pagina Facebook si definisce “una ragazza triste che si diverte“. Di certo la tensione emotiva delle sue canzoni è sempre molto alta, ma c’è anche molta peculiarità nelle scelte compositive, come nel bel singolo ‘No Brakes‘.


Sono improbabili quanto divertenti Joey Bradbury e Rowan Martin, alias The Rhythm Method, duo londinese tra rap e cantautorato che ha debuttato nel weekend su Moshi Moshi. Il loro album ha il lacrimevole titolo di ‘How Would You Know I Was Lonely?‘, ma si prende la briga di parlare di salsa per l’insalata, pomodori, colazione continentale e vita da single. Sono loro stessi a profetizzare che “la gente ci odierà“, ma c’è anche chi li ama: Mike Skinner ad esempio, che compare nel disco, e persino Elton John, che ne ha parlato assai bene pubblicamente.


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