Any Other, ‘Two, Geography’ (42 Records, 2018)

Genere: alt-rock | Uscita: 14 settembre 2018

Quattro anni fa, appena ventenne, Adele Nigro aveva alle spalle lo scioglimento della sua band, le Lovecats, e davanti a sé un futuro da musicista piuttosto incerto. Fu allora che decise di fare di necessità virtù e di cominciare a suonare tutta sola un po’ qua un po’ là, con la sua chitarra acustica come unico appiglio. Voleva portare in giro le sue canzoni, nate dalla profonda fascinazione per l’indie-rock americano degli anni ’90: i dischi di Built To Spill, Pavement, Modest Mouse, Alanis Morrissette li aveva letteralmente consumati, assimilando tutto quanto poteva. La scelta dello pseudonimo Any Other e l’allargamento del progetto a trio si sarebbero posti come necessari passi successivi: il cammino intrapreso condusse a ‘Silently. Quietly. Going Away‘ (2015), un debutto dannatamente buono per una veronese poco più che teenager, ma forse ancora non abbastanza per essere giudicata credibile quanto una twenty-something del Wyoming o una coetanea di Nottingham.

Nel frattempo gli anni sono diventati 24, Adele di strada ne ha percorsa e di palchi ne ha calcati parecchi: sia con gli Any Other che con Colapesce, nella cui band ha suonato per tutto il recente tour, imbracciando ancora una volta la fedele chitarra ma cimentandosi anche con un sax tenore. Sono ormai lontani i tempi dei concertini in solitudine, la ragazza ha accumulato esperienza e nuovi input, in particolare grazie agli ascolti di Mount Eerie e Gastr Del Sol, roba mica tanto leggera ma fondamentale per una crescita artistica di cui ‘Two, Geography‘ è fulgida testimonianza.

E’ una bel salto in alto questo sophomore: per Adele la chitarra non è più l’unico sostegno, ma si intreccia con archi, fiati, pianoforte e qualche tastierina in proporzioni sempre differenti, dando vita a concise estasi acustiche (‘A Grade‘, ‘Walkthrough‘, ‘Breastbone‘) sulle quali la sua voce non ha più necessità di mostrarsi risoluta come in passato. L’impressionante maturazione della cantautrice veneta sta proprio nell’acquisita abilità di dosarsi, sia in fase contributiva (ha suonato diversi degli strumenti in campo) che compositiva, senza però limitare il proprio fermento creativo (‘Traveling Hard‘, ‘Geography‘) e la propria empatica comunicativa (‘Perkins‘, ‘Capricorn No‘, ‘A Place‘). Soprattutto, ha trovato quello che è il suo suono, suo e di nessun altro. Questo disco degli Any Other è uno di quegli album per cui la provenienza – che sia Verona, il Wyoming o Nottingham – non è più rilevante: il suo essere così peculiare lo rende inevitabilmente un patrimonio di tutti. Ci auguriamo possa essere condiviso quanto merita.

VOTO: 😀



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