The Magnetic Fields: ‘Quickies’ (Nonesuch, 2020)

Genere: indie-pop | Uscita: 15 maggio 2020

E’ evidente come a Stephen Merritt, fondatore e mente creativa dei Magnetic Fields, le sfide piacciano parecchio. Il suo disco di gran lunga più famoso e celebrato, del resto, si intitola ‘69 Love Songs‘ (1999), e contiene realmente 69 canzoni d’amore, divise su tre volumi da 23 tracce ciascuno per quasi tre ore di durata. Proprio l’anno scorso ne è stato celebrato il ventennale, giusto 30 mesi dopo un altro progetto mastodontico, ‘50 Song Memoir‘ (2017), in cui il Nostro ha pensato bene di scrivere una canzone che celebrasse ogni singolo anno della propria vita. ‘Quickies‘, la sua ultima impresa, di pezzi ne contiene ‘solo’ 28, composti con l’obbiettivo di non oltrepassare i tre minuti di durata per ciascuno di essi. Missione compiuta, i più lunghi superano di poco i 2’30”, per un totale di appena 46 giri di lancetta complessivi.

D’altronde, se Stephen non fosse così metodico, non riuscirebbe a rispettare con una tale costanza i rigorosi standard che ogni volta si auto-impone: “Ho scritto le canzoni sulle pagine di un taccuino molto piccolo, così da non potermi dilungare troppo. Ora che sto progettando un altro tipo di disco, mi sono preso un quaderno più grosso, in modo da non riscrivere ‘Quickies’ una seconda volta“. Non c’è soltanto metodologia, ad ogni modo, nelle opere di Merritt, ma anche un’ingente dose di creatività. Ce ne vuole parecchia, in effetti, per accumulare queste interminabili sequenze di brani, ma soprattutto per non farli sembrare tutti uguali. E che dire dei suoi testi, sempre così ironicamente stimolanti: basterebbe citare i titoli dei quattro singoli estratti da questo suo nuovo LP, ‘The Day The Politicians Died‘, ‘Kraftwerk In A Blackout‘, ‘I Want To Join A Biker Gang‘ e ‘I’ve Got A Date With Jesus‘, per rendere chiara l’idea.

Grazie anche alla vastità di strumentazione utilizzata, soprattutto a corda, e all’abilità di spaziare tra i generi, dal folk al pop psichedelico fino a quello più barocco e da camera, il 12° album della carriera dei Magnetic Fields si fa ascoltare in ogni sua traccia con grande piacere. In virtù della singolare scelta di darci un taglio molto prima che si generi qualsiasi tipo di tedio, risulta anche dinamico e interessante, permettendoci di ritrovare un songwriter estremamente ispirato, divertente e divertito. Queste sue 28 nuove tracce si rivelano tutt’altro che un divertissement, hanno lo spessore di vere e proprie canzoni, solamente un po’ più brevi della media. Sarebbe stato forse interessante se Merritt avesse estratto le 10-12 idee migliori e le avesse sviluppate più approfonditamente, ma non si sarebbe potuta sperimentare quella sensazione di autentico bombardamento di pop d’autore con cui ‘Quickies‘ investe l’ascoltatore che, se mai ce ne fosse stato bisogno, incrementa ulteriormente l’aura di eccezionalità di un artista unico.

VOTO 😀



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