Malena Zavala: ‘La Yararà’ (Yucatan, 2020)

Genere: latin/dream-folk | Uscita: 17 aprile 2020

La storia personale di Malena Zavala l’avevamo esaurientemente raccontata in occasione dell’uscita del suo bellissimo album d’esordio, ‘Aliso‘, di un paio di anni fa. Riassumendo, la sua famiglia si trasferì in Inghilterra quando lei aveva appena tre anni, di conseguenza, nonostante la nazionalità argentina, la sua maturazione sia di giovane donna che di artista è stata quasi completamente influenzata dalla cultura anglo-sassone. In quel disco, cantato in quella che è effettivamente la sua lingua madre, l’inglese, i riferimenti di Malena parlano lo stesso idioma: gli ascolti di Feist, Tame Impala, Beach House e Cat Power erano stati fondamentali nel permetterle di modellare un’ibrido tra dream-pop e indie-folk declinato in maniera molto personale e con sorprendente classe.

Con il mio primo album ho come dovuto togliermi un peso dallo stomaco. Ora con questo secondo si è trattato di superare i miei problemi di identità, dal non sapere a che posto appartengo. È una sensazione che mi ha accompagnato per tutta la vita“, racconta la 26enne cantautrice sul sito dell’etichetta che la segue sin dai suoi primi passi, la Yucatan Records. ‘La Yararà‘ (“la vipera”), il soprannome che le avevano dato da bambina per via di un carattere molto vivace, è una sorta di ritorno in Argentina per esplorare le proprie origini. Così, all’inglese si aggiunge diffusamente lo spagnolo, e al dream-folk del debutto numerose varianti di musica tradizionalmente latina: “cumbia, reggaeton, funk afro-cubano, folk andino, folk argentino, bolero-son” sono tutti citati nella press-release e distintamente udibili nelle 10 tracce in scaletta.

E’ dunque chiaro che coloro che, come il sottoscritto, hanno molto apprezzato ‘Aliso‘, dovranno fare qualche sforzo in più per addentrarsi nelle atmosfere molto più etniche di ‘La Yararà‘. E’ però una fatica che vale la pena fare, nonostante due dei primi singoli, ‘En La Noche‘ e la title-track, mostrino il lato più stereotipato dell’adesione al folclore latino-americano. In realtà questo disco ha anche un paio di ottime canzoni che avrebbero potuto essere presenti nel lavoro precedente, che per mero gusto personale riteniamo le migliori: ‘I’m Leaving Home‘ e ‘Memories Gone‘, sognanti ed emozionanti come lo erano ‘Should I Try‘ e ‘A Vision That’s Changed‘. C’è poi tutta una serie di brani musicalmente molto interessanti (‘What If I‘, ‘Identity‘, ‘Compay‘, ‘Paranà‘ e ‘Naturaleza‘), in cui vecchie e nuove influenze si amalgamano compiutamente, grazie soprattutto all’assetto, con perizia da grande produttrice, di percussioni e fiati. Se consideriamo, peraltro, che anche in questo LP Malena ha scritto, cantato, prodotto e suonato chitarra elettrica, chitarra classica, synth, pianoforte, basso, drum machine e due strumenti inusuali come ronroco e guitalele, non si può che rimanere ancora favorevolmente stupiti da un talento che con questo sophomore mostra anche parecchia versatilità. Speriamo di non essere di nuovo tra i pochi ad averlo notato.

VOTO: 🙂



Lascia un commento