Mark Lanegan Band: ‘Somebody’s Knocking’ (Heavenly, 2019)

Genere: alt-rock | Uscita: 18 ottobre 2019

Non è certo di primo pelo uno come Mark Lanegan. Di cose ne ha viste e ne ha fatte in una carriera che seguita a viaggiare sull’alto livello conseguito già a metà degli anni ’80, quando era frontman degli Screaming Trees, inclusi in quell’ampio calderone denominato grunge che probabilmente ha un po’ troppo appiattito le specificità di band accomunate, più che altro, da una provenienza geografica. La personalità, la scrittura dei testi e il suo ruvido timbro baritonale lo resero immediatamente un’icona per uno specifico pubblico molto devoto, anche se non celebrato pubblicamente quanto Kurt Cobain, Eddie Vedder e Chris Cornell. Mark se ne è però sempre piuttosto infischiato, continuando a fare ciò avesse in animo in ogni fase di un’autentica epopea che ha appena compiuto 35 anni e (se i conti sono corretti) 27 album da protagonista, un’anzianità di servizio che in Italia potrebbe anche consentire il pre-pensionamento contributivo.

Per ‘Somebody’s Knocking‘, undicesimo tra i sue dischi in autonomia, torna a far capolino in copertina la parola “Band” dopo nome e cognome. Una garanzia se rapportata alle sue uscite del 21° secolo, a partire da quel ‘Bubblegum‘ del 2004 che, insieme all’ingresso temporaneo nei Queens Of The Stone Age per quel capolavoro che anche grazie a lui risultò essere ‘Songs For The Deaf‘, ne rilanciò alla grande la figura. E’ proprio all’interno di una suono più strutturato che, almeno a giudizio di chi vi scrive, quella sua voce roca e gutturale trova il tappeto necessario per emergere in tutte le sue cupe sfumature. La collaborazione, in fase di scrittura, con Martin Jenkins aka Pye Corner Audio (oltre che con sodali di lunga data come Rob Marshall e Sietse Van Gorkom) ha portato un’inedita presenza di sintetizzatori e di brani che, fondamentalmente, si possono anche ballare. Difficile immaginarsi Lanegan in discoteca ma, come ricorda lui stesso, “sono sempre stato appassionato di musica elettronica sin da quando ero ragazzino, sono sempre stato grande fan di Depeche Mode e New Order, e molto di quello che ascolto ora è elettronica: era ovvio che questi elementi entrassero a far parte della mia musica“.

In realtà ‘Somebody’s Knocking‘ non è così stilisticamente definito: include varie versioni di ciò che è oggi Mark Lanegan, parte con un garage-rock sporco e tirato come ci si aspetterebbe da lui, ‘Disbelief Suspension‘, chiudendosi con una meravigliosa ballata, a suo modo poetica, come ‘Two Bells Ringing At Once‘. In mezzo, però, c’è un pezzo come ‘Penthouse High‘ che potrebbe anche sembrare un suo featuring per i Chemical Brothers. Questi tre brani sono probabilmente i più rappresentativi di un disco lungo (57 minuti), pienissimo di idee (14 tracce) e mai noioso o auto-indulgente. E’ un riassunto, a tratti sorprendente, del percorso artistico di Lanegan, che ne ribadisce le straordinarie doti di interprete ma anche di songwriter, e di quanto sia ancora viva la sua curiosità artistica e vivace la sua creatività. Altro che pensione.

VOTO: 😀



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